Cuneo fiscale: di quanto crescono gli stipendi nel 2023. Per chi resta l'aumento

Solo alcune fasce di reddito medio-basse coinvolte nell'aumento. Vediamo le simulazioni

Anno nuovo, stipendio più alto. Ma con due avvertimenti. Il primo: gli aumenti saranno molto contenuti. Secondo: riguarderanno, effettivamente, solo alcune fasce di reddito medio-basse. Nessuna riduzione è prevista, invece, per i datori di lavoro. I 4,2 miliardi di euro stanziati dalla manovra economica per il taglio del cuneo fiscale (vale a dire la differenza fra quello effettivamente versato dalle aziende e quello incassato dai lavoratori) saranno tutti destinati ad alleviare il carico contributivo dei dipendenti.

Cuneo fiscale, le simulazioni
Cuneo fiscale, le simulazioni

Sommario

Come cambiano gli stipendi nel 2023

La manovra economica del 2023, in discussione in Parlamento, prevede al momento il taglio del cuneo fiscale di tre punti (uno in più rispetto all’anno scorso) solo per i redditi fino a 20 mila euro. Per quelli oltre questa soglia e fino a 35mila euro la riduzione degli oneri contributivi sarà del 2%, la stessa del 2022. Quindi, da questo punto di vista, il netto in busta paga non cambierà. Non è escluso, però, che durante il cammino parlamentare della Legge di Bilancio ci possano essere ulteriori novità. Il governo potrebbe infatti rafforzare il taglio del cuneo estendendo la riduzione del 3% anche alla fascia di lavoratori oggi esclusa. Anche se, difficilmente, si potrà andare oltre la soglia dei 35 mila euro.

Come funziona il taglio del cuneo fiscale

In primo luogo non si tratta di una misura strutturale: il taglio durerà solo un anno, dal primo gennaio al 31 dicembre del 2023. In pratica, in questo periodo, è prevista una riduzione dei contributi versati ogni mese dai lavoratori per i trattamenti di invalidità, vecchiaia e superstiti (IVS). La riduzione, però, non avrà effetti negativi sull’importo della pensione grazie alle risorse assegnate dalla manovra. Per redditi da 20.000 a 35.000 euro e retribuzione lorda mensile pari a massimo 2.692 euro per tredici mensilità, l’aliquota è ridotta da 9,19 % al 7,19 %. Per i redditi inferiori alla soglia dei 20.000 euro e retribuzione lorda mensile non eccedente i 1.538 euro, l’aggiunta di un ulteriore punto percentuale alla riduzione fissa l’aliquota contributiva per il 2023 a 6,19%.

Le simulazioni

Per i redditi fra 20mila e 35mila euro non ci sarà alcun effetto: resta confermato il taglio del 2022. Quindi, l’anno prossimo, i lavoratori che rientrano in questa fascia non registreranno alcun beneficio nelle rispettive buste paga: viene semplicemente confermato lo sgravio contributivo del 2% introdotto dal governo Draghi. Diverso il caso per chi sta sotto questa soglia. Infatti, il taglio del cuneo fiscale aumenta di 1 punto rispetto all’anno precedente.

Per chi guadagna mille euro lordi al mese (13mila euro l’anno compresa la tredicesima), guadagnerà dieci euro in più al mese rispetto all’anno scorso. Per uno stipendio di 1300 euro, il guadagno in busta paga sarà di 13 euro. E così via.

Aumenti cumulati

Cumulando il taglio del 2022 e quello del 2023, per gli stipendi fino a 10mila euro, l’incasso netto sarà di 231 euro al mese. Per una retribuzione fino a 12.500 euro, l’incremento sarà pari a 19 euro circa al mese. Fino ad arrivare alla soglia dei 20mila euro, con un aumento mensile di 26 euro. Dai 20 ai 35mila restano confermati i tagli del 2022, con incrementi che vanno dai 19 euro al mese per i redditi fino a 22.500 euro per raggiungere i 26 euro per la soglia dei 35mila euro.

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