Martedì 23 Aprile 2024

Croazia, addio Kuna e passaggio all'Euro: proteste e contromisure, rischi e opportunità

Il primo ministro Andrej Plenkovic ha assicurato che i valori in Kune verranno mantenuti al centesimo anche in Euro. Le preoccupazioni, però, non si placano

14 gennaio 2023 - Il passato insegna. Non solo in senso positivo. Possono ben dirlo i cittadini croati, che in appena una decina di giorni hanno già dovuto fare i conti col lato più oscuro del passaggio alla moneta unica, quello dell’arrotondamento al rialzo dei listini di molti prodotti applicato tatticamente (e arbitrariamente) da una parte di negozianti in concomitanza con l’addio alle kune e l’introduzione dell’euro avvenuto a cavallo del nuovo anno.

I trascorsi italiani

Il tema è notissimo anche agli italiani, che a inizio 2002, nel salutare la lira, videro aumenti inopinati non tanto sui grandi acquisti, ma quanto piuttosto sulla spesa quotidiana. Nel nostro caso il tasso di conversione che equiparava un euro a quasi duemila lire (1.936,27, a voler essere precisi),  in molte sgradevoli circostanze finì invece con l’essere semplificato in una conversione dimezzata: un euro uguale mille lire. Che ovviamente portò al raddoppio dei prezzi in questione. Con gli stipendi invece fermi al tasso di conversione ufficiale. Nacquero polemiche, dubbi e proteste, secondo un copione che in queste ore si sta ripetendo dall’altra parte dell’Adriatico e che il Governo croato promette di risolvere con fermezza.

Le contromisure del Governo

L’esecutivo guidato da Andrej Plenkovic è infatti stato chiarissimo, dando tempo ai commercianti fino a venerdì 13 gennaio per tornare sui loro passi, minacciando, in caso di mancato adeguamento da parte loro, di prendere severissime contromisure, che potrebbero spaziare dal taglio dei sussidi a nuovi aumenti sulla tassazione e al blocco dei prezzi imposto ad almeno un centinaio di prodotti, senza dimenticare una psicologicamente molto impattante sorta di ‘lista della vergogna’, nella quale segnalare i nomi degli esercenti che avrebbero gonfiato i prezzi.

Il peso dell’inflazione

Le controparti però si difendono, ricordando prima di tutto che la Croazia sta vivendo un momento finanziariamente di certo non semplice nel quale l’inflazione corre al 13% (tema peraltro attualissimo, pur con percentuali inferiori, anche in Italia). Dunque i rincari sarebbero da attribuire a quell'aspetto e non al cambio di moneta.

Giornate decisive

Mentre il Governo assicura che la sua priorità è quella di tutelare i consumatori, chiarendo di non essere disposto a tollerare interventi scomposti sul mercato, resta da vedere cosa accadrà nelle prossime ore. Evidentemente a far suonare l'allarme sono i trascorsi registrati 21 anni fa (soprattutto) in Italia e in Germania, quando un poco felice metro di conversione fece esplodere un problema che di certo ebbe grossi impatti sui giudizi legati alla moneta unica.

Rischi e opportunità

Per evitare che l’euro si inclini verso la zona d’ombra della speculazione, potenzialmente in grado di oscurare i vantaggi che si porta appresso l’euro, il primo ministro Andrej Plenkovic si sta dunque dimostrando particolarmente risoluto, annunciando approfonditi controlli atti a fare in modo che i valori in kune del 31 dicembre 2022 vengano mantenuti al centesimo anche in euro nel 2023. L’intento è lodevolissimo, l’applicazione concreta – e duratura – tutta da dimostrare.

 

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