Crisi energetica, le soluzioni alternative ci sono. Ecco quali

I metodi per evitare di spegnere i lampioni sono contenuti in un documento siglato nel 2008 e rimasto lettera morta

Bologna, 25 ottobre 2022 - Notti a lampioni spenti, rischiarate dalla luna come accade, da un paio di mesi, in diversi Comuni del Bellunese e del Vicentino (dove gli impianti di illuminazione pubblica si spengono tra la mezzanotte e le 2.30) o ad Ancona (dove un'ora e mezza prima dell'alba il buio torna padrone). Poi, le luci più soffuse nelle gallerie stradali e nelle piazzole di sosta (sempre in Friuli), le distribuzioni gratuite di pellet (nell'entroterra ligure) e le chiusure di infrastrutture affamate di energia come piscine e palestre (a Pontassieve, a due passi da Firenze, ma anche nel Basso Veneto).

Sono molte, come molte furono durante i mesi estivi caratterizzati dalla siccità, le misure messe in campo dalle amministrazioni locali di mezza Italia per porre al riparo i cittadini (e i bilanci comunali, certo) dalle conseguenze nefaste del caro-energia. Questo al netto dei bonus che, a settembre, hanno contribuito a sostenere le spese dei residenti di Brescia e Reggio Emilia, ma anche di Seregno (Monza Brianza), Albignasego (Padova), Osimo (Ancona), Sant’Agata de’ Goti (Caserta), innalzando la soglia di Isee richiesta per presentare la domanda e sommandosi al nazionale 'Bonus sociale energia elettrica' in vigore dal 2021.

Ma, se è vero che soltanto un mese fa Anci e Upi chiedevano comunque a mezzo stampa uno “stanziamento straordinario di almeno ulteriori 350 milioni di euro, per compensare l’impennata delle nostre spese energetiche”, la chiave per uscire dall'impasse potrebbe stare in azioni di natura ben più strutturale. Già, perché fra le azioni estemporanee e impossibili da tenere vive all'infinito alle quali hanno fatto e faranno ricorso sindaci e assessori e i trucchetti fai-da-te per efficientare gli elettrodomestici di gas, pare che si stia solamente mettendo una toppa su un buco che, a questi ritmi, non si può ricucire. Ci sono piani europei di innalzamento delle prestazioni energetiche che, secondo Bruxelles, dovranno portare a un efficientamento dei consumi dei Comuni dell'Unione pari al 32,5% entro il 2030.

Il patto dei sindaci  

Fu sottoscritto nell'ormai lontano 2008 da oltre 6mila città europee, ma in molti sembrano esserselo dimenticato. Come ci siamo dimenticati della distinzione (anche lessicale) fra efficienza ed efficacia che era alla base di questo patto. Con il primo concetto che guardava alla messa in opera di “nuovi e migliori sistemi performanti” e il secondo che accendeva i fari sul “miglioramento dei sistemi di controllo, per evitare sprechi di energia” e sulla “adozione di un sistema tecnico di gestione degli edifici”.  Dalla fusione dei due obiettivi, è dunque emerso un orizzonte di azioni diviso in sei passi.

Sei passi per l'efficientamento

  • 1. Migliore gestione della domanda attraverso i controllori dell'energia, ovvero “gestire l'utilizzo dell'energia da parte dei consumatori in modo tale da produrre i cambiamenti desiderati nel profilo di carico e agevolare i consumatori fornendo loro incentivi”. Tra taglio dei picchi, riempimento delle valli, spostamento del carico, conservazione strategica, crescita strategica del carico e la forma flessibile del carico;
  • 2. Progettazione dell'intero edificio, ovvero la messa a punto di norme edilizie che promuovano il risparmio energetico sia nel caso di nuovi cantieri sia nel caso delle tanto pubblicizzate opere di riqualificazione in senso 'green' del patrimonio edilizio esistente;
  • 3. Recupero del calore di scarto, ovvero il miglioramento dell'efficienza dei sistemi di riscaldamento degli ambienti (che rappresenta più della metà dell'utilizzo di energia annuale del patrimonio edilizio europeo) ottenuto, ad esempio, con il recupero del calore sprecato dalle tubature fognarie attraverso scambiatori di calore;
  • 4. Sistemi di stoccaggio centralizzati, ovvero l'immagazzinamento dell'energia prodotta in eccesso durante i periodi dell'anno di maggiore abbondanza (ad esempio tramite le batterie agli ioni di litio riciclate dai veicoli elettrici a fine vita) per poi riutilizzarla nei periodi di magra;
  • 5. Risparmio energetico nell'approvvigionamento idrico, ovvero ridurre il consumo di elettricità dovuto al pompaggio dell'acqua mediante l'applicazione di pompe a velocità variabile lungo la rete idrica o l'implementazione di un controllore intelligente che quantifichi, localizzi e regoli l'apertura delle valvole di controllo nella rete idrica;
  • 6. Illuminazione intelligente, ovvero l'implementazione di impianti a tecnologia LED e/o di centraline in grado di 'spegnere' e 'accendere' determinate aree delle città in determinati orari, a seconda dei bisogni concreti di elettricità calcolati in tempo reale (tenendo presente che i lampioni stradali e le insegne degli edifici pesano, rispettivamente, per il 40% e per il 17% sul monte totale di elettricità consumato ogni anno da un medio centro urbano europeo).

Ecco, in questo modo, dando cioè seguito a diverse azioni che solo alcuni Comuni hanno già intrapreso o stanno intraprendendo, si potrebbe davvero dare una svolta in tema energetico. Soprattutto se, nel loro piccolo, tutti i cittadini si applicheranno anche a contenere quei consumi residuali dei quali sono in prima persona responsabili.