Crisi energetica, le contromisure del governo. Sul piatto trenta miliardi di aiuti

Venerdì il Consiglio dei ministri. Ma il decreto potrebbe slittare a martedì in attesa delle risorse

Roma - Non poteva andare meglio. Temperature così miti, a ottobre, non si vedevano da anni. Con il risultato che, per una volta, il cambiamento climatico ha dato una boccata d’ossigeno non solo a famiglie e imprese ma anche al governo alle prese con l’emergenza-energia. Inutile però farsi illusioni. La gelata dei prezzi non durerà in eterno. Prima di tutto perché fra pochi giorni si potranno riaccendere i riscaldamenti. E poi perché anche le imprese dovrebbero tornare a marciare con un ritmo più intenso. C’è poi l’incognita della guerra in Ucraina e, soprattutto, delle decisioni che prenderà Putin quando il fabbisogno di gas diventerà più forte e l’Europa si scoprirà più vulnerabile. Così , a Palazzo Chigi, si stanno rifacendo i conti per un intervento in due step. Il primo, con l’ennesimo decreto aiuti (il quarto della serie) che dovrebbe costare fra i 5 e i 10 miliardi di euro e prevedere la proroga degli incentivi e degli aiuti in vigore.

Caro bollette (Imagoeconomica)
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Il secondo step, invece, scatterà con la prossima Finanziaria, da approvare entro il mese, con un pacchetto di misure contro il caro-bollette che potrebbe arrivare fino ai 30 miliardi di euro, i due terzi dell’intera manovra. Al ministero dell’Economia, le bocche restano cucite. Almeno fino a venerdì prossimo, quando il governo Meloni approverà la Nota di aggiornamento al Documento di economia e finanza (Nadef), con i macro-numeri che faranno da cornice alla legge di Bilancio. Non è escluso che all’ultimo momento il Decreto aiuti-quater possa slittare di qualche giorno, fino a martedì prossimo, per avere un quadro più preciso delle risorse a disposizione. Si parte da 5 miliardi.

La metà (2,4 miliardi) coprirà azzeramento dei cosiddetti "oneri di sistema" che pesano sulle nostre bollette per circa il 20%. Altri due miliardi saranno necessari per ridurre le accise sui carburanti. Ma il governo potrebbe decidere anche di far lievitare fino a 10 miliardi il decreto confermando l’Iva al 5% sulle forniture di gas e, soprattutto, i crediti di imposta per le cosiddette aziende energivore. In agenda l’estensione del bonus sociale per una platea più ampia di contribuenti: attualmente possono usufruire dell’agevolazione (che azzera gli aumenti dell’energia) solo le famiglie con un Isee fino a 15mila euro. L’obiettivo è di far salire l’asticella fra i 17 e i 20mila euro. Fra le ipotesi, infine, anche una nuova una tantum fra i 150 e i 200 euro per i lavoratori dipendenti e autonomi. Un’operazione che, tuttavia, deve fare i conti con gli obiettivi di contenimento del deficit da concordare con la Ue.

È vero che, fra l’eredità ricevuta da Mario Draghi e il "tesoretto" generato da una crescita superiore alle aspettative nel terzo trimestre, il governo può contare su una dote aggiuntiva di 21 miliardi. Ma è probabile che la premier voglia concentrare gli sforzi sulla prossima Finanziaria e inserire nel decreto-aiuti solo le misure più urgenti per famiglie e imprese. Del resto, il calo delle bollette di novembre ha riguardato solo il gas. Per la luce è rimasto in vigore il vecchio sistema che prevede aggiornamenti trimestrali. Quindi, per l’ultima parte dell’anno, gli utenti dovranno pagare tariffe più salate del 60%. E non è detto che a gennaio, quando l’Authority rifarà i calcoli, il ribasso sarà confermato. Tutto dipenderà dall’andamento del mercato che, per i mesi invernali, si muove ovviamente al rialzo.