Mercoledì 24 Aprile 2024

Crescono discount e prodotti di primo prezzo: così la crisi cambia la spesa degli italiani

Di fronte ai tanti rincari, le famiglie rinunciano alla qualità. L'analisi condotta da Iri e GS1 Italy

Discount

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L’Italia, per antonomasia, il Paese del buon cibo e gli italiani da sempre conosciuti per il loro palato viziato, per cui la qualità è doverosa. Ma la tendenza si sta invertendo, colpa della crisi che ha portato a ridurre i costi del carrello spesa, determinando un cambiamento repentino nel comportamento d’acquisto: meno botteghe e ipermercati, ma più discount, perché di fronte ai tanti rincari, gli italiani rinunciano alla qualità.

Sì a una spesa più basic e più leggera

Da settembre emergono i primi segnali di trading down del carrello della spesa, con l'abbandono dei prodotti premium a favore di quelli di primo prezzo. È quanto emerge dall’analisi condotta da Iri e GS1 Italy, che hanno monitorato l'andamento del largo consumo nei primi nove mesi del 2022. Dai dati emerge che se da gennaio ad agosto di quest'anno le vendite in volume dentro i discount sono aumentate del 2,4%, nello stesso periodo all'interno del comparto 'ipermercati, supermercati e minimarket' il risultato è stato di -1,1%. A questo si aggiunge il minor potere d’acquisto delle famiglie che ha determinato un calo generalizzato e significativo dei volumi del carrello, soprattutto in ipermercati (-1,8%), supermercati (-1,3%) e superstore (-0,7%). E la spesa oltre ad essere più leggera è anche più basic: tra gli scaffali vengono privilegiati prodotti di primo prezzo, che hanno una crescita annua di +7,6%, a seguire i prodotti mainstream +6,7%, infine i prodotti premium in calo di -1,7%.

Bassa qualità e scadenza

Ma una minor qualità del cibo implica un deperimento più rapido dello stesso alimento. È quanto testimonia l’analisi dell’Osservatorio Waste Watcher International di Last Minute Market, su dati Ipsos per la campagna Spreco Zero, che sottolinea come gli italiani abbiano ridotto il loro consumo d’alimenti del 3,5% ma continuando a sprecare molto. La ragione è da ricercarsi nella qualità delle scelte di acquisto e consumo, che dipendono sempre più dall’impoverimento generalizzato. Questo porta i cittadini ad orientarsi verso cibo di minore qualità e di più facile deperimento. Dall’agosto 2021 all’agosto 2022, infatti, i consumi di frutta e verdura – alimenti alla base della dieta mediterranea - sono calati in Italia del 12%.

Obiettivi 2030 sempre più lontani

“L’aumento diffuso della povertà alimentare sul pianeta compromette ulteriormente le possibilità nutrizionali della fascia di popolazione più povera” spiega Andrea Segrè, agroeconomista, professore ordinario dell’Università di Bologna, Fondatore campagna pubblica di sensibilizzazione Spreco Zero, nonché direttore scientifico Osservatorio Waste Watcher International. “Last Minute Market fatica ormai a rivenire prodotti alimentari da inserire nella propria piattaforma di prevenzione e recupero del cibo a ridosso di scadenza”, spiega Segrè, perché sempre più persone tendono ad acquistarli. Ma per l’esperto resta viva la preoccupazione per gli obiettivi 2030: “Il mondo si avvicina rapidamente al 2030, ma più ci avviciniamo al traguardo, più si allontanano gli obiettivi #famezero e #sprecozero. In Italia lo spreco di cibo gettato nelle case vale oltre 9,2 miliardi: una stima che sale a 15 miliardi se includiamo il costo dell’energia utilizzata per la produzione di quel cibo. A questo si aggiungono gli oltre 2,6 milioni di persone che faticano a nutrirsi regolarmente a causa dell’aumento dei prezzi e dei rincari delle bollette e 5,6 milioni di individui” afferma. “Con tutta evidenza l’Italia e il mondo devono darsi l’obiettivo di una global food policy, una strategia sociale, economica e di sviluppo sostenibile da condividere a livello di governi, istituzioni, imprese, cittadini» conclude l’esperto.

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