Giovedì 25 Aprile 2024

Credito: nel 2023 prestiti bancari in frenata per la prima volta dal 2014

Secondo un'analisi di Ernst&Young, in Italia si registrerà un calo dell'1,8%. I finanziamenti alle imprese diminuiranno del 2,8% e quelli ai consumatori dell'1,5%

Grande gelata sul credito bancario. Nel 2023, per la prima volta dal 2014, in Europa i prestiti concessi al settore privato subiranno una frenata, con l’Italia che registrerà un calo dell’1,8%. È questo il quadro che emerge dall’European Bank Lending Economic Forecast 2022 della società di consulenza Ernst&Young. Secondo l’analisi, la contrazione riguarderà tutte le tipologie di credito. A causa della sforbiciata data dall’inflazione ai redditi delle famiglie e dalla stretta monetaria varata dalla Banca centrale europea, i prestiti ipotecari sono previsti in calo dello 0,3% (la prima volta dal 2014). Il credito al consumo, invece, dovrebbe diminuire dell’1,5% e quello alle imprese addirittura del 2,8%.

Si tratterà però, secondo E&Y, di una breve parentesi perché già nel 2024, sia in Italia che nel resto dell’eurozona, è prevista una ripresa dei finanziamenti bancari all’economia reale, che nel nostro Paese toccherà il +1,3%. In particolare, i mutui aumenteranno dell’1,4%, i crediti al consumo del 2,2% e i prestiti alle imprese dell’1,1%. Anche a livello dell’eurozona nel 2023 si registrerà una frenata, dopo l’incremento del 4,6% di quest’anno.

Se non ci sarà un'escalation della guerra in Ucraina, sottolinea lo studio, la (mini) stretta creditizia “potrebbe essere di breve durata e già nel 2024 nell’Eurozona i prestiti bancari potrebbero tornare a crescere del 2,4% e poi del 3,7% nel 2025 ipotizzando una riduzione dell'inflazione, la stabilizzazione dei prezzi dell'energia e il ritorno della fiducia”. Entrando più nel dettaglio, il report di E&Y ricorda che dalla primavera di quest’anno il credito alle imprese è tornato a crescere, “probabilmente anche per la necessità di finanziare i maggiori costi dell’energia”. In Italia, i prestiti sono infatti aumentati dello 0,7% nel secondo trimestre (rispetto a quello precedente) e del 3,2% nel terzo. “Se da un lato la spesa per investimenti pubblici nell’ambito del Pnrr potrebbe sostenere la fiducia e la domanda di prestiti da parte delle imprese, dall’altro si prefigurano venti contrari dovuti al rallentamento della crescita e all’aumento dei tassi di interesse”.

La previsione è che quest’anno si registrerà una diminuzione dello 0,2% dei prestiti alle imprese. Un calo maggiore (pari al 2,8%) è stimato per il 2023, mentre nel 2024 si dovrebbe tornare in territorio positivo (+1,1%). Per quanto riguarda il credito al consumo, seppure a ritmo inferiore rispetto al periodo precedente alla pandemia, quando si è registrato un aumento annuo medio del 12,9%, i prestiti personali hanno continuato a crescere anche fino a tutto il terzo trimestre 2022 (+2,5%). Il calo dei consumi, unito al rialzo dei tassi di interesse e alla sfiducia dei consumatori, ridurrà la domanda di questa tipologia di prestiti, spingendo le famiglie ad attingere ai risparmi accumulati durante la pandemia. Secondo E&Y, i prestiti “non garantiti aumenteranno del 3,7% quest’anno, per poi diminuire dell’1,5% nel 2023”.

L’anno prossimo si registrerà il primo, grande arresto del trend di crescita dei prestiti ipotecari. Mentre l’aumento nel terzo trimestre 2022 è stato del 4,7% annuo, ben al di sopra dell’1,2% medio messo a segno nel periodo 2015-2019, nel 2023, si legge nello studio, “è probabile che la crescita dei mutui in Italia rallenti di fronte al calo dei redditi reali delle famiglie e all’inasprimento della politica monetaria da parte della Bce, che ha già portato a un forte aumento dei tassi per i nuovi prestiti (in rialzo da un minimo storico dell’1,25% di fine 2020 al 2,07% di settembre)”. Una dinamica che è aggravata dall’aumento dei rendimenti dei titoli di Stato italiani, che si è riflesso in un allargamento dello spread. Questo è causato dalle preoccupazioni dei mercati per l’elevato debito pubblico e per il rallentamento della crescita. “Nel tempo, questi fattori potrebbero far salire i tassi d'interesse dei mutui”. Dopo un aumento del 4,2% dei mutui concessi quest’anno, la previsione è di una riduzione dello 0,3% nel 2023. “Si tratterebbe del primo calo dal 2014, anche se più modesto rispetto alle diminuzioni registrate durante la crisi del debito dell’Eurozona, che ha toccato un minimo di -1% nel 2013”.