Mentre la Russia taglia le forniture di gas all’Europa, l’Italia si trova a fare i conti con l’aumento dei costi dell’energia. A essere coinvolte non sono sono le famiglie ma anche, e soprattutto, le imprese, che rischiano di perdere competitività nei confronti dei propri concorrenti internazionali. Il centro studi di Confindustria, infatti, stima che l’incidenza dell’energia sui costi di produzione per l’intera economia italiana possa raggiungere l’8,8% quest’anno, più del doppio rispetto alla Francia (3,9%) e quasi un terzo in più della Germania (6,8%). “Si amplierebbe così il divario di competitività di costo dell’Italia dai principali partner europei” per tutti i settori: agricoltura, industria e servizi. Se i prezzi dell’energia non dovessero scendere da qui ai prossimi mesi, la bolletta energetica pagata dal nostro Paese potrebbe crescere tra i 5,7 e i 6,8 miliardi al mese, traducendosi in un maggior onere compreso tra i 68 e gli 81 miliardi di euro in un anno. A subire i rincari sarebbe in particolare la manifattura, che vedrebbe aumentare i costi energetici per un valore che oscilla tra i 27,3 e i 31,8 miliardi di euro (2,3-2,6 miliardi al mese). In Germania, con un’economia che è circa il doppio della nostra, i rincari oscillano tra i 91,9 e i 95,7 miliardi di euro all’anno (46 circa per l’industria), mentre per la Francia tra i 20,2 e i 21,8 miliardi. Ma a cosa sono dovute differenze così marcate tra i tre maggiori Paesi europei? Essenzialmente al diverso mix energetico. Nonostante gli ampollosi proclami alla transizione green, la Germania continua a produrre il 44% dell’energia elettrica con il carbone contro il 7% dell’Italia (le fonti rinnovabile stanno al 23% e al 37%, rispettivamente). La Francia, invece, può contare sul nucleare che rappresenta l’83% della produzione di energia. Insomma, tutto, o quasi, dipende dal metano, il ...
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