Cos'è la flat tax in parole semplici: pro e contro

Come funziona la soluzione fiscale promossa dal centro-destra

Flat tax, le posizioni nel centrodestra

Flat tax, le posizioni nel centrodestra

Ma che cosa è la flat tax? E come funziona la soluzione fiscale al centro dello scontro tra il centro-destra, che la sponsorizza, e tutti gli altri, che la considerano, nella migliore delle ipotesi, una via per tagliare le tasse ai ricchi? 

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La flat tax o "tassa piatta", formula di derivazione americana elaborata Arthur Laffer, economista teorico ed ex consigliere di Ronald Reagan, mai applicata in Usa, ma per paradosso introdotta nella Russia di Vladimir Putin a inizi anni Duemila, è un meccanismo di imposizione fiscale che prevede una sola aliquota da applicare ai differenti livelli di reddito al di sopra di soglia minima di no tax area: per esempio, ma è solo un esempio, il 15 per cento per tutti i redditi sopra i 15 mila euro. Dunque, chi guadagna 20 mila euro paga 3.000 euro e chi guadagna 100 mila paga 15 mila euro. 

Si contrappone a un sistema fiscale di tassazione progressivo con aliquote variabili e crescenti per i differenti e crescenti scaglioni di reddito: con l’effetto che all’aumentare del reddito, sale l’ammontare di tasse da pagare: in termini di esempio astratto, senza riferimenti al sistema italiano, si può ipotizzare un’aliquota del 15 per cento su 20 mila euro, con un esborso che resta a 3 mila euro, e un’aliquota media del 35 su 100 mila euro, con un esborso che sale a 35 mila euro. 

Veniamo alla situazione italiana attuale. A oggi, per effetto di una misura del governo giallo-verde, il sistema italiano prevede l’applicazione del 15 per cento per le partite Iva con fatturato fino a 65 mila euro. 

Matteo Salvini, però, invoca e propone un rafforzamento del meccanismo e una sua estensione.  "Mentre la sinistra propone tasse e patrimoniali, la Lega vuole flat tax al 15%, la pace fiscale con la rottamazione delle cartelle" ha spiegato il leader della Lega. Con l’aggiunta: "Vogliamo estendere la flat tax al 15% anche ai dipendenti (come per le partite Iva a 65mila euro). Ci possiamo riuscire in 5 anni". 

Silvio Berlusconi, leader di Forza Italia, a sua volta, ha insistito per una soluzione per "famiglie e imprese", con una aliquota più alta (al 23%): "La flat tax ha fatto aumentare anche del 30% le entrate per lo Stato: non vogliamo creare ulteriore deficit. Con la crescita che produrremo avremo l'abbassamento delle tasse anche sotto il 20%". 

Giorgia Meloni, però, ha tirato il freno a mano sulle due ipotesi. Tanto che nel programma comune del centro-destra non sono definite le aliquote (Forza Italia ha proposto il 23%, la Lega il 15%), ma si parla di "estensione della flat tax per le partite Iva fino a 100.000 euro di fatturato" e, come richiesto da FdI, di "flat tax su incremento di reddito rispetto alle annualità precedenti". 

I nodi dolenti della flat tax nelle molteplici varianti riguardano i costi e gli effetti in termini di equità fiscale e sociale. E sono questi i due tasti sui quali insistono i leader di tutti gli altri partiti per attaccare il piano delle tasse del centro-destra. Le stime sui costi variano dai 40 agli 80 miliardi di euro di mancato gettito. Il punto ə che questa previsione è contestata dagli economisti del centro-destra sulla base dell’assunto secondo il quale la tassa piatta fa emergere redditi attualmente sottratti al fisco. 

Il secondo profilo di critica riguarda le conseguenze. Di sicuro fa pagare meno tasse sopra una certa soglia di reddito. Ma, attacca Nicola Zingaretti, "diciamo la verità: la flat tax della destra aumenta le ingiustizie, rende meno progressivo il fisco e penalizza chi ha meno. Per finanziarla bisognerà tagliare i servizi pubblici. I principali? La sanità, la scuola e l’università. C’è un altro modo di pensare all’Italia".