Mercoledì 24 Aprile 2024

"Corri ragazzo, corri. E sarai felice. L'azienda diventerà la tua famiglia"

Lettera immaginaria di un imprenditore alle nuove generazioni (scritta da un giovane alla ricerca di un’occupazione)

Francesca Sebastiani, la 22enne. cui è stato offerto un lavoro da 280 euro al mese

Francesca Sebastiani, la 22enne. cui è stato offerto un lavoro da 280 euro al mese

Stammi a sentire, giovane: non vuoi essere parte della moda del momento? Se ne parla negli uffici, sui social, sui quotidiani. I ristoranti che non trovano lavoratori stagionali. Il fenomeno delle grandi dimissioni. La giornalista Sarah Jaffe ne ha scritto nel saggio Il lavoro non ti ama, appena pubblicato da Minimum Fax. Ne è stato tratto un omonimo podcast che sta spopolando su Spotify. E se ancora non sei convinto, sappi che persino Cosmopolitan gli ha dedicato la rubrica dei quiz.

È il burnout, giovane, la sindrome da esaurimento professionale. Termine nato in ambito militare per le diagnosi da stress post-traumatico, oggi la sintomatologia va dalla mancanza di motivazione fino a inappetenza, tachicardia, ansia, insonnia, nevrastenia e, in certi casi, morte. Solo nel 2016, secondo l’Oms, l’orario di lavoro eccessivo ha causato 745.000 decessi per ictus e cardiopatia ischemica, con un aumento del 29% rispetto al 2000. C’è chi sostiene sia una conseguenza della crisi del 2008, dell’impoverimento costante della classe media a fronte di un impegno sempre più stressante, del ricatto di una produttività frenetica e senza orari. Ma se lo chiedi a me, è solo gente che non ci crede abbastanza. Darti da fare fino allo sfinimento è lo stile di vita a cui devi aspirare se vuoi trasformare la tua professione in una passione.

Certo, qualcuno potrebbe dirti che non vede il senso di impegnarsi così tanto a queste condizioni. Non ascoltarlo. Lui non ci capisce. Non sa quanto ci si possa sentire leggeri quando si abbandonano zavorre anacronistiche come i diritti, la dignità, la scelta. Noi non vogliamo solo la tua fatica, il tuo tempo, la tua intelligenza. Noi vogliamo il tuo amore. Ama il tuo lavoro e vedrai che il lavoro ti ricambierà. È l’unico modo che ti rimane per avere un’identità, per trovare il tuo posto nella società, per funzionare come si deve. E se non riesci a farcela, se rimani schiacciato dai ritmi forsennati di un mercato ogni giorno più competitivo e spietato, diciamocelo, è soprattutto colpa tua: ti sei arreso, non hai saputo sacrificarti per un bene maggiore. Non è un caso se oggi nelle aziende parliamo di "mission" e di "vision": il nostro è un mandato divino.

Ma dicci, cosa desideri? Odi i blocchi monolitici di lavoro? E noi provvediamo a spezzettarli in una miriade di microcompiti che puoi svolgere anche da casa: devi solo ricordarti di finire la consegna entro la scadenza, aggiornare password e app, fissare riunioni e videochiamate, redigere reportistiche e questionari, rispondere a colleghi e clienti via mail, via chat, via call, via sms, via web… È semplice farlo, basta avere uno smartphone. Perché la tecnologia dovrebbe limitarsi a velocizzare i tuoi compiti quando può assumerne il controllo, regolandoli e incasellandoli? È solo per questo che abbiamo installato sul tuo pc le app che contano il numero di battiti sulla tastiera e che segnalano se ti sei allontanato dalla scrivania per più di cinque minuti: per aiutare a concentrarti.

Cos’altro vuoi? La salute psicofisica? Due o tre pillole di ansiolitici e passa tutto. Stipendio fisso, tutele, ferie, malattie, contributi? Roba d’altri tempi. Famiglia? Non ne hai bisogno: siamo noi la tua famiglia. Mai sentito parlare di "fampany", fusione di "family" e "company"? Fa’ conto che l’amministratore delegato è il papà, il direttore la mamma, il contabile quella sorella un po’ rompicoglioni che ti fa i conti in tasca e il tecnico dei computer è il fratello inquietante che esce dalla camera solo di notte e ti fissa mentre dormi. E no, non puoi mangiare il gelato finché non hai finito le tue due ore di straordinario non pagate.

Forse sarai tentato di trarre conclusioni sulla tua generazione di disperati che non riesce a guardare al futuro perché è troppo dolorosa anche solo l’idea di farlo. Su come siate tutti sulla stessa barca, ma ognuno solo al suo remo. Su come gli aperitivi, i social, le serie tv, i farmaci riescano solo a ottundere, non a zittire, la sensazione di aver avuto tra le mani qualcosa di bellissimo e di averlo perso, forse per sempre. Non è così. La felicità, il senso di completezza, l’amore, li otterrai solo raggiungendo il successo. E non dire che ti sembra che il traguardo venga spostato sempre più in là man mano che corri. Continua a correre. Sempre più forte. A testa bassa. Vedrai quanto sarai felice, quando arriverai al traguardo. Vedrai quanto sarai felice, quando avremo finito con te.