Post-Coronavirus, un nuovo Rinascimento: dal libero mercato al mercato giusto

Idee per la ripartenza. La fase 2, quella della rinascita del Paese, nelle considerazioni di un'addetta ai lavori.

Antonella Giachetti

Antonella Giachetti

L’Associazione Imprenditrici e Donne Dirigenti di Azienda è consapevole del momento emergenziale che l’Italia e il mondo intero stanno vivendo. Tutte le imprenditrici e le professioniste aderenti si stanno impegnando quotidianamente con le proprie imprese e le proprie attività per rispettare le indicazioni stabilite dal Governo, dalle Regioni e dai Comuni, al fine di garantire il massimo rispetto degli standard di sicurezza e della salute di tutti i lavoratori.

Analisi di cosa sta accadendo

Posto che il fenomeno che stiamo vivendo non ha precedenti nella storia (nessuna pandemia del passato ha mai avuto una diffusione globale così veloce), è chiaro che non è possibile applicare le consuete categorie di valutazione e le normali strategie di soluzione, è altresì evidente che, allo stato attuale, è difficile, se non impossibile, prevedere cos accadrà alla fine  della emergenza sanitaria; infatti, al momento non possiamo sapere come cambieranno i meccanismi di produzione, di circolazione merci e persone, la dinamica dei poteri, nonché le attività relazionali.

Ad esempio, per i meccanismi della produzione, che tipo di diffusione avrà il lavoro a distanza? Quanto sarà smart il nuovo working? Per il settore turistico, dobbiamo chiederci quando riprenderanno a viaggiare le persone e come le diverse attività di svago dovranno adattarsi alle mutate condizioni: pensare che il turismo possa tornare a funzionare come prima è una ipotesi su cui occorre davvero molto lavoro e fortuna, sicuramente per un lasso di tempo significativo, non si potrà più contare sulla quantità delle presenze, e si dovrà puntare piuttosto sulla qualità dell’offerta.

Bisogna mettere in conto che cambieranno costumi e abitudini di vita, i rapporti sociali; senza contare le possibili conseguenze che avrà l’incidenza della potenziale perdita di piccolissime e piccole aziende che caratterizzano il tessuto connettivo economico italiano e della Toscana. Il fermo forzato, sia nei movimenti di persone, sia lavorativo, sta portando molti a rivalutare la dimensione dei ritmi e della qualità della vita, riflettendo sull’importanza di una relazione qualitativamente valida con la natura e con le persone.

Considerazioni generali su quanto sta accadendo

La situazione che stiamo vivendo sta incrinando fortemente il paradigma della globalizzazione, fenomeno che in questi pochi anni si è imposto in maniera troppo veloce ed è stato “guidato” da criteri di evoluzione determinati solo dai principi del “libero mercato” (free) e, purtroppo, non dal principio del “mercato giusto” (fair): è stata una globalizzazione dove non ci si è preoccupati che il processo di produzione a monte fosse “giusto” e questo inevitabilmente ha comportato rischi sociali, ambientali, igienici, etc.

Peraltro, il sistema socioeconomico globalizzato si è dimostrato troppo sensibile rispetto a situazioni di crisi imprevedibili come quella che stiamo vivendo. È necessario ripensare la globalizzazione, suggerendo due concetti fondanti: rispetto e flessibilità; rispetto per il contesto ambientale e sociale in cui viviamo, che ci obbliga a riconsiderare radicalmente il rapporto uomo-ambiente, uomo-impresa e impresa-società. Flessibilità e adattabilità dei nostri sistemi organizzativi, onde garantire elevati livelli di resilienza sia agli individui e ai gruppi sociali, che alle strutture economiche.

L’Italia, il futuro imprevedibile, una possibile bussola per l’immediato domani

Partendo dall’analisi suindicata, riteniamo che i nostri territori, come in generale il nostro Paese e l’Europa, abbiano un importante compito: cogliere l’occasione di questa imprevedibile catastrofe per riavviare un sistema nuovo e diverso, capace di selezionare e rigettare tutti i “frutti amari” che l’attuale sistema ci ha fatto raccogliere fino ad oggi, generando danni ambientali, sociali (la sempre più forte diseguaglianza e il malcontento sociale), economici (Paesi spesso indebitati più per logiche di immediato interesse politico che di effettivo interesse comune), finanziari (le bolle dei mercati finanziari che hanno creato crisi, come quella del 2008 e quella ancora in corso, che hanno lasciato il segno).

A livello nazionale AIDDA ha già suggerito interventi strutturali dello Stato nella sanità (mai come in questa emergenza abbiamo capito l’importanza della resilienza del sistema sanitario), e in investimenti per contrastare l’inquinamento ambientale e per rafforzare le infrastrutture digitali.

Ogni territorio può giocare un ruolo rilevante nel riavvio di un sistema nuovo, più sostenibile e più attento alla qualità della vita degli individui, tenendo presente che però il criterio di riavvio dovrebbe essere condiviso dall’intero nostro Continente, che possa poi promuoverlo a  livello degli altri Paesi del mondo: solo tutti insieme potremmo conseguire dei risultati virtuosi.

Rispetto al contesto toscano, tenuto conto delle caratteristiche e del valore qualitativo delle attività del nostro territorio, unite all’inestimabile patrimonio culturale e paesaggistico che ci contraddistingue, riteniamo che sarebbero essenziali i seguenti criteri di reindirizzo del sistema:

- grande attenzione a non perdere una grossa parte di tutte le aziende di eccellenza artigianale, di piccole e piccolissime dimensioni, cercando quindi di trovare risorse di supporto immediato concreto – più economico che finanziario – a queste realtà;

- riallocazione nel territorio di fasi produttive e di produzione di alcune tipologie di materie e semilavorati (anche attraverso la riconversione di attività a rischio di estinzione), per accorciare le filiere e garantire una maggiore resilienza nei momenti di grande emergenza come quella attuale;

- incentivazione di offerta di servizi al turismo che prediliga un’esperienza di  “viaggio e di conoscenza”– quindi di maggior durata e più alta qualità –, che preveda la costruzione di un insieme di proposte che mettano a fattor comune la varietà di offerte artistiche e museali della nostra Regione, la bellezza paesaggistica e dei giardini  della Toscana, con percorsi green non solo locali bensì anche regionali, mettendo in  risalto l’eccellenza delle produzioni artigianali e della tradizione e creando anche  appuntamenti di ricorrenza annuale di alto livello culturale o artistico o paesaggistico.

In tal modo si permetterebbe un significativo e sostanziale sviluppo a tutte le attività ricettive e di servizio collegate. Vogliamo sottolineare come una riduzione del numero delle presenze “in velocità” e un aumento della qualità può rappresentare un vantaggio significativo in termini socio-ambientali (per la collettività) e imprenditoriali (se si considerano gli elevati costi e gli scarsi ricavi del cosiddetto “turismo mordi e fuggi”).

Tenuto conto che il turismo e l’indotto ad esso collegato svolgono un ruolo di peso nel PIL delle nostre regioni, riteniamo che il terzo punto da noi indicato sia in gran parte di essenziale importanza e di esempio per tutto il paese, capace di promuovere un vero e proprio Rinascimento delle relazioni fra le persone, nello stile di vita (più di qualità che di quantità), nel nutrimento artistico, culturale e di bellezza per tutte le persone, Rinascimento che dai territori potrà coinvolgere l’intero nostro Paese. 

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