Sabato 20 Aprile 2024

"La logistica non si ferma, siamo pronti alla fase 2"

Intervista a Simone Vicentini, general manager di Gls Enterprise: "Lavoriamo in emergenza fin dal primo focolaio con tutte le misure di sicurezza. Negli ultimi mesi è nato il commercio online locale".

Simone Vicentini

Simone Vicentini

ROMA – “Lavoriamo in emergenza fin dal primo focolaio di Codogno e di Vo’. Il nostro è un settore che opera su tutto il territorio nazionale ed è quindi stato impattato fin dall’inizio dell’epidemia. L’aspetto positivo è che, non essendoci mai fermati, siamo già pronti alla cosiddetta ‘Fase 2’”. In periodo di crisi sanitaria e lockdown, quello dei corrieri espressi – come spiega Simone Vicentini, general manager Gls Enterprise - è un comparto essenziale al funzionamento del Paese, la cui attività, mai messa in discussione dai diversi Dpcm di Giuseppe Conte, si è trovata, da subito, a fare i conti con nuove e complesse sfide.

Tra le principali criticità che avete dovuto affrontare c’è la tutela della salute dei lavoratori. Come vi siete organizzati?

“L’intero settore ha applicato da subito tutte le misure di contenimento e non abbiamo registrato particolari livelli di contagi, siamo al di sotto della media nazionale. Ha, inoltre, aiutato molto il secondo Dpcm che prevedeva il superamento della firma alla ricezione delle spedizioni evitando, così, ogni genere di prossimità. Dove non è possibile si rispetta la distanza e l’indicazione di indossare le mascherine”.

Quali sono state, a livello logistico, le altre difficoltà riscontrate?

“Inizialmente i vari Dpcm hanno creato dell’instabilità sul traffico B2B (Business to Business ndr). Quando è stato disposto il lockdown completo abbiamo cercato di fare il possibile per consegnare la merce entro i tre giorni di apertura concessi dal Governo. Tuttavia alcune aziende, per scrupolo, avevano chiuso prima dell’ordinanza. Nelle zone rosse la situazione è molto migliorata ma rimane tuttora difficile lavorare nelle aree più colpite dal virus come Brescia, Bergamo o anche la stessa Milano dove ancora molte aziende sono chiuse e dove, al primo sintomo, è necessario isolare gli operatori”.

Dall’inizio del lockdown avete registrato un forte incremento degli ordini?

“C’è da dire che se è vero che è cresciuto il B2C (Business to Consumer ndr), quindi la consegna di ecommerce classica, dall’altra il nostro è un settore che serve anche l’industria e, dunque, nel momento in cui gran parte delle attività produttive sono state fermate, ha rallentato”.

In sostanza i due trend si sono compensati?

“In realtà, l’equazione è difficile da determinare. Dipende un po’ dalla vocazione di ciascun operatore. Vi sono, inoltre, differenze tra le varie zone che dipendono del tessuto imprenditoriale locale e dalle specifiche disposizioni fatte da alcune regioni”.

Allo stato attuale quello dei corrieri si può considerare un settore al riparo dalla crisi economica?

“E’ presto per tirare le somme, si vedrà tra qualche settimana. Storicamente il nostro settore è stato sempre anticiclico rispetto alle recessioni fin da quella del ’93 che ha visto la grande evoluzione del corriere espresso, arrivando al 2008 con l’ingresso nell’e-commerce. Adesso sicuramente le aziende per ripartire avranno bisogno di ordini veloci quindi il mondo del corriere espresso sarà ancora chiamato a offrire un servizio alle imprese”.

Questa emergenza cambierà le abitudini di vendita e acquisto online?

“Negli ultimi mesi è avvenuta la nascita dell’ecommerce locale. Spinti dalla grande domanda, molti piccoli commercianti, prima restii, si sono improvvisati venditori online. Ci sono delle esperienze incredibili che vanno dalla libreria di provincia che ha avuto un’esplosione di vendite grazie all’online, alla vendita di riso piemontese dop sul web. Sicuramente il Covid-19 ha dato delle nuove competenze sia ai venditori che ai consumatori. Sarà curioso vedere se la distribuzione commerciale che poi si riflette sulla distribuzione logistica, e quindi sul corriere espresso, cambierà dopo il coronavirus. È questo il grande interrogativo. Ma io presumo di sì”.

 

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