Giovedì 18 Aprile 2024

Contanti sì o no. Studio di Bankitalia: "Senza un tetto cresce l’evasione"

La maggioranza corregge il tiro: non più 10mila ma 3 o 5mila euro. Il ministero cita l’esempio del Cashback: non ha favorito l’emersione

Roma, 28 ottobre 2022 - L’ipotesi del governo sul tetto ai contanti, adesso è più cauta. Abbandonata l’idea di alzare la soglia sull’uso dei contanti fino a 10mila euro, il governo – si apprende ieri in serata –, sta lavorando per portare la cifra limite dai duemila di adesso a cinquemila euro. E se Salvini rivendica ("Il ritocco era nel programma di governo), frena invece il vicepresidente della Camera Giorgio Mule (FI):"Non è una priorità". Ma è reale il legame tra contanti ed evasione? Secondo la Banca d’Italia sì. In un recente dossier, gli esperti di via Nazionale hanno calcolato che un punto percentuale di aumento nell’utilizzo del contato si traduce in un incremento dell’economia sommersa fra lo 0,8 e l’1,8%. Una bella cifra considerando che secondo le stime ufficiali, che preoccupano la Commissione Europea, la quota di Pil che non viene rilevata dalle statistiche ufficiali arriva all’11%, portando l’Italia ai primi posti nella classifica dell’economia in nero. Molti studiosi ritengono una maledizione l’uso della cartamoneta. Ma, scrivono anche che, "nonostante la tesi di un nesso fra l’uso del cash e il proliferare dell’economia sommersa sia ampiamente accettata, sono disponibili pochissime prove empiriche a sostegno".

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Ignazio Visco, 72 anni, governatore della Banca d’Italia
Ignazio Visco, 72 anni, governatore della Banca d’Italia

LO STUDIO DI BANKITALIA

Per la prima volta sono stati messi insieme una serie di dati mai collegati riscontrando, ad esempio, che l’aumento del volume del cash in circolazione dopo il 2016 è stato determinato dall’impennata della domanda di banconote di grosso taglio riscontrata dopo la soglia dei mille euro per i pagamenti in contante fissata dal Monti. Un trend continuato fino al 2019, quando fu la Bce di Mario draghi ad eliminare la banconota di 500 euro, prima indiziata di riciclaggio. Invece, a partire dal 2012, quando venne introdotto il tetto ai pagamenti cash, "c’è stato un brusco decremento delle spese in contanti condotte dai potenziali evasori fiscali", come ad esempio le famiglie in cui uno dei membri è un lavora "autonomo" e non dipendente. Anche per questo la scelta dell’allora ministro dell’Economia, Piercarlo Padoan di avallare la deportare aumentare il limite da mille a tremila euro venne contestata.

DOVE NASCE L’EVASIONE

All’origine del sommerso, del resto, c’è la sottovalutazione dei profitti denunciati dalle aziende, dovuto al mix fra costi gonfiati e sottovalutazione del venduto. Operazioni che i pagamenti in contati renderebbero più semplici anche perché non sono tracciabili. Senza contare le tecniche di ‘smurfing’, utilizzate in modo da limitare il valore delle singole operazioni. Inoltre, l’anonimato associato alle transazioni in contanti – scrivono ancora gli esperti di via Nazionale – ne fa "un mezzo di pagamento privilegiato per il riclaggio di proventi derivanti da attività criminali". Da qui, la conclusione dello studio di Bankitalia che smentisce, di fatto, la tesi del premier. "I limiti più severi nell’uso di contanti sono uno strumento efficace per contrastare l’evasione fiscale".

IL FLOP DEL CASHBACK

In realtà anche gli studiosi più attenti, a cominciare dall’ex ministro delle Finanze, Vincenzo Visco, escludono che l’abolizione dell’uso del contante porterebbe di per sé alla fine dell’evasione fiscale. Anche se, aggiunge, "la maggiore o minore diffusione del cash facilita o limita le possibilità di evasione". Ma c’è anche un altro documento, questa volta messo a punto dal Mef guidato dall’ex ministro Daniele Franco, che suggerisce al governo le iniziative da adottare per ridurre "l’evasione fiscale da omessa fatturazione". Ed è decisamente più cauto sulla questione del cash. Uno degli strumenti per limitare l’uso del contante è stato, ad esempio, il cashback, l’incentivo per chi utilizzava carte elettroniche. La conclusione è netta: i risultati non suggeriscono di "riproporne l’adozione" perché non c’è una relazione causale chiara fra gli incentivi e la riduzione dell’evasione". E perché il costo del progetto, 5 miliardi di euro, risulta superiore alle potenzialità di recupero del gettito evaso. In questo caso, insomma, si legge nella relazione del Mef, "gli incentivi non hanno dato un contributo alla lotta all’evasione".

 

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