Con il progetto ‘MedBerry’ le superfragole senza l’ausilio della chimica

L’idea del team coordinato da Elena Baraldi

Super fragole, per difendersi da muffe e funghi senza bisogno di trattamenti chimici. Un’idea, che potrebbe portare risultati buoni anche per altre colture, mele e pere prima di tutte, e che adesso è tra i progetti in corso grazie a Prima, il programma europeo che sostiene la ricerca e l’innovazione sui sistemi agroalimentari. Si chiama MedBerry ed è stato tra i vincitori del primo bando, quello del 2018. Sviluppa strategie e tecniche per ottenere fragole più sane e resistenti, piantagioni protette e minore impatto ambientale. Il coordinamento è a Bologna, ma coinvolge oltre all’Italia anche Spagna, Francia, Marocco e Turchia. "La fragola – spiega Elena Baraldi, capo progetto – è un frutto tenero, aggredibile da muffe e funghi. Il nostro scopo è trovare alternative ai trattamenti chimici, attraverso una tecnica che si basa su incroci per aumentare la resistenza del frutto. Ma non si tratta di Ogm, perché usiamo tecnologie per modificare il genoma con il dna di altre varietà ma della stessa specie, senza utilizzare dna eterologo".

Come spesso avviene, la ricerca scientifica procede più velocemente della legislazione, motivo per cui queste tecnologie non sono ancora regolamentate in Europa. I prodotti realizzati con questi metodi, di conseguenza, potrebbero non essere immediatamente commerciabili. La durata del progetto sarà complessivamente di 36 mesi e gli sviluppi possono essere seguiti sul sito web www.medberry-prima.eu.

Riccardo Bruni

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