Venerdì 19 Aprile 2024

Competenze digitali richieste per 7 assunti su 10

I dati emersi nel corso dell’Internet Governance Forum Italia 2020

Migration

di Marco Principini

In Italia si stimano quasi 55 milioni di cittadini attivi su internet, ovvero il 92% della popolazione totale mentre per lavorare nelle imprese italiane le competenze digitali sono richieste per 7 assunti su 10, pari a 3,2 milioni di lavoratori. Ma il 28,9% di questi profili, vale a dire circa 940 mila posizioni lavorative, è difficile da trovare per inadeguatezza o ridotto numero di candidati. Il risultato è spesso una carenza di competenze digitali per le Pmi italiane che intanto vedono un ‘boom’ di imprese che vendono on line, cresciute, in 5 anni, di quasi 11.000 unità. Sono alcuni dei dati emersi nel corso dell’Internet Governance Forum Italia 2020, il processo globale, condotto sotto l’egida delle Nazioni Unite, che favorisce il confronto e il dibattito tra tutte le parti interessate alla Governance di Internet, organizzato quest’anno dal sistema camerale. Se la trasformazione digitale, insomma, incalza il nostro sistema produttivo, il mercato del lavoro, secondo le rilevazioni effettuate dal sistema Informativo Excelsior nel 2019, ancora non risponde in maniera sufficiente, visto che quando le e-skill digitali sono strategiche la difficoltà di reperimento sale addirittura al 36,4%. "Sono impegnata – ha affermato la Ministra per l’innovazione tecnologica e la digitalizzazione, Paola Pisano – affinché una parte delle risorse del Recovery Fund, istituito dall’Unione Europea per mitigare i danni causati dal Covid-19 alle economie, sia destinata all’aggiornamento professionale e a migliorare le competenze digitali degli italiani. Nelle scuole, nelle università e nei posti di lavoro. Abbiamo la necessità di rafforzare le capacità di cittadini, imprese e personale della Pubblica amministrazione nell’avvalersi di nuove tecnologie". "L’evoluzione di servizi digitali produrrà sviluppo se sarà accompagnata da una crescita diffusa delle competenze di lavoratori, professionisti e imprenditori di oggi e di domani. Un’attenzione particolare – ha aggiunto la Ministra – andrà riservata alle piccole e medie imprese e alle micro imprese. Dobbiamo far sì che il personale delle aziende italiane e dello Stato sia all’altezza delle sfide che si pongono al Paese in un’epoca di rivoluzione tecnologica. Possiamo farlo, lo dobbiamo fare".

Secondo la Sottosegretaria al Ministero dello Sviluppo Economico, Mirella Liuzzi, "colmare il divario digitale, al giorno d’oggi, diventa non solo un obiettivo di politica industriale, ma rappresenta uno strumento di inclusione sociale di primaria importanza per lo sviluppo armonico del Paese. Presupposto quest’ultimo che sarà possibile solo grazie ad azioni di responsabilità corale da parte di tutti i soggetti coinvolti, oltre che a una collaborazione sia a livello centrale che regionale, la digitalizzazione non aspetta" .

"La digitalizzazione delle imprese oggi può valere da 3 a 7 punti di Pil. Per questo è urgente fare un salto di qualità per superare il gap delle competenze digitali di lavoratori e imprese allineandole alle esigenze del mercato e per colmare i ritardi infrastrutturali accumulati che ancora impediscono a tante persone, che abitano in quasi 7,9 milioni di unità immobiliari situati in oltre 6mila comuni, di sfruttare appieno i vantaggi di internet veloce". Lo sottolinea il presidente di Unioncamere, Carlo Sangalli, secondo il quale "il fatto che per la prima volta l’Igf venga organizzato per l’Italia dal sistema camerale testimonia il crescente ruolo di facilitatore che questo sta esercitando per la modernizzazione del Paese".

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