Secondo il FAO (Food and Agriculture Organization), l’Organizzazione delle Nazioni Unite per l’alimentazione e l’agricoltura, ogni anno vengono sprecate circa 1.6 miliardi di tonnellate di cibo. Tra i numerosi problemi che affliggono il nostro pianeta, quello dello spreco alimentare è tra quelli che più contribuiscono al riscaldamento globale: basti pensare che gli sprechi di cibo sono responsabili del 10% delle emissioni di gas a effetto serra. In più, il 28% della superficie terrestre destinata all’agricoltura - circa 1.4 milioni di ettari di terreno coltivabile - viene utilizzata per produrre cibo che non verrà mai mangiato, di conseguenza risorse importantissime come il suolo e l’acqua vengono sfruttate inutilmente. Per questi motivi, ridurre gli sprechi alimentari è un’azione che dovrebbe essere prioritaria per ciascuno di noi. Si tratta, infatti, di un problema dalla portata mondiale, ma che coinvolge da vicino tutti gli individui: solo acquisendo una maggiore consapevolezza nei confronti di cosa e quanto mangiamo, contribuiremo al rallentamento del cambiamento climatico e alla salvaguardia del nostro ecosistema. Chi sono i responsabili dello spreco alimentare? A causa della richiesta di cibo che continua ad aumentare, gli esperti prevedono che entro il 2030 gli sprechi alimentari aumenteranno del 40%. Si tratta di un problema globale, che colpisce ogni parte del mondo, seppur con caratteristiche differenti: i paesi a basso reddito, infatti, sono responsabili del 44% degli sprechi alimentari, mentre i paesi ad alto reddito del 56%. Più nello specifico, la maggior parte degli sprechi che si verificano nei paesi a basso reddito avviene nelle prime fasi della catena alimentare, a causa di tecnologie e strumenti per la produzione e la conservazione di cibo scadenti e inadeguati. Al contrario, i paesi più industrializzati sono dotati di tecnologie e tecniche di conservazione molto più efficienti, di conseguenza la causa principale dello spreco alimentare è il comportamento dei singoli cittadini, ...
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