Come cambia il Superbonus. Il governo sblocca i crediti: "Ma il decreto non si tocca"

Sorrisi a metà dopo l’incontro con banche e costruttori. Sì alla compensazione con gli F24. Deroghe per la ricostruzione post-sisma e per gli incapienti: per loro torna lo sconto in fattura

Si chiama "compensazione degli F24" la formula che dovrebbe e potrebbe servire per sbloccare la gigantesca partita dei 19 miliardi di crediti fiscali legati ai bonus edilizi incagliati nei cassetti fiscali delle imprese di costruzione. È questa, infatti, la strada da perseguire in tempi rapidissimi, per evitare fallimenti a catena, sulla quale si sono ritrovati d’accordo il governo, l’Abi e le associazioni imprenditoriali del settore. Una via che dovrebbe tornare utile anche per aprile il successivo dialogo a livello parlamentare sul futuro degli incentivi green dopo il blocco delle cessioni e dello sconto in fattura deciso con l’ormai noto decreto della discordia: con la possibilità di lasciare il vecchio sistema per i lavori correlati al terremoto e per quelli con proprietari incapienti, che non possono utilizzare le detrazioni. Un’apertura accolta con favore dalle associazioni di categoria, che però si dicono soddisfatte a metà e sperano ancora che altri correttivi arrivino dalla conversione del decreto in Parlamento.

Un palazzo in ristrutturazione a Napoli (Ansa)
Un palazzo in ristrutturazione a Napoli (Ansa)

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Il governo mantiene la rotta

Nei due summit a Palazzo Chigi (il primo con banche, Cdp e Sace, il secondo con Ance e altre rappresentanze delle imprese dell’edilizia) il sottosegretario alla Presidenza, Alfredo Mantovano, e il Ministro dell’Economia, Giancarlo Giorgetti, hanno insistito sulla rotta tracciata la settimana scorsa. "Si conferma la permanenza dei bonus per l’edilizia nella forma delle consuete detrazioni d’imposta dalla dichiarazione dei redditi". Dunque, almeno per ora, come ha sostenuto Giorgia Meloni anche l’altro ieri, nessuna apertura al ritorno alla soluzione delle cessioni dei crediti e dello sconto in fattura. La linea di demarcazione dell’intervento – si insiste da Palazzo Chigi – l’ha già tracciata il decreto: lo stop alla cessione dei crediti futuri serve proprio a facilitare lo smaltimento di quelli passati.

Gli F24 per le compensazioni

Ma partendo proprio dal decreto del 16 febbraio, il governo ribadisce il suo impegno a trovare "le soluzioni più adeguate per quelle imprese del settore edilizio che hanno agito correttamente nel rispetto delle norme". E per affrontare il nodo dei crediti incagliati, una "bolla da sgonfiare" – come l’ha definita al tavolo il ministro Giorgetti – da circa "19 miliardi", la strada indicata dall’esecutivo e su cui si lavorerà è quella di intervenire attraverso le banche con il meccanismo della compensazione con gli F24. La soluzione ipotizzata, che corrisponde a quella proposta congiuntamente dall’Abi e dai costruttori dell’Ance, prevede che le banche, che non possono più acquistare nuovi crediti perché hanno esaurito lo spazio di smaltimento fiscale nei prossimi anni, potrebbero invece tornare a acquistare i vecchi crediti per utilizzarli per compensare i pagamenti fiscali fatti dai clienti con i modelli F24 ai propri sportelli. Al momento, invece, non si valuta di percorrere le altre ipotesi ventilate in questi giorni, dalle cartolarizzazioni al ricorso a Cdp, fino all’aiuto delle partecipate dello Stato, come Eni ed Enel.

Incapienti e lavori post-sisma

Nel successivo confronto e in Parlamento qualche soluzione di deroga sulle cessioni e sullo sconto in fattura potrebbe arrivare anche per le imprese piccole e per quelle che operano nella ricostruzione post-sisma. Un’altra apertura potrebbe riguardare gli incapienti e i redditi bassi, che potrebbero continuare ad usufruire della cessione del credito per tutti i bonus edilizi.

Imprese soddisfatte a metà

Soddisfatte, almeno in parte, le sigle di categoria presenti al tavolo. "Abbiamo trovato apertura e grande consapevolezza da parte del governo che vanno sbloccati i crediti pregressi, quindi un’apertura all’F24 che era una proposta nostra e di Abi, e un tavolo immediato per il futuro", spiega la presidente dell’Ance, Federica Brancaccio. Soddisfatta a metà Confedilizia, che chiede soluzioni anche per il futuro e confida in qualche modifica in fase di conversione del decreto, a partire dalla possibilità di avere "una fase transitoria un po’ più lunga".

 

 

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