Martedì 23 Aprile 2024

Arriva il nuovo codice: appalti più veloci, ma anche più rischi

Comuni e enti pubblici potranno affidare incarichi fino a 500.000 euro in forma diretta. Le stazioni appaltanti avranno libertà fino a 5.3 milioni di euro. Ma questa libertà avrà un costo e lo pagheranno i cittadini

Il nuovo codice degli appalti rischia di aumentare la corruzione in Italia

Il nuovo codice degli appalti rischia di aumentare la corruzione in Italia

Roma, 29 marzo 2023 – L’hanno chiamata “Prima l’Italia”: la norma che modifica (anzi, stravolge) il Codice degli appalti, lo strumento utilizzato dalla Pubblica Amministrazione per le procedure di spesa. La norma nasce con lo spirito della semplificazione: in Italia avviare e terminare un’opera pubblica richiede molto tempo e burocrazia, e non sempre questo giova al sistema socio-economico. La riforma del Codice dei Contratti Pubblici permetterà ai Comuni di poter stanziare fino a 500.000 euro in opere e servizi senza necessità di gara pubblica, con i cosiddetti “affidamenti diretti”. Si riterrà che questo metodo possa aiutare il Paese ad avere opere in tempi certi. Eppure, non basta la velocità, a migliorare un sistema distorto. Anzi, questa riforma rischia di creare molti più problemi. Un elemento è invece destinato a produrre esternalità positive - se verrà applicato nei modi più corretti - ovvero l’istituzione di un sistema digitale unico degli appalti, ancora ad oggi frammentato tra i diversi enti pubblici.

L’allarme dell’Anac sugli affidamenti diretti

L’ANAC, l’Autorità Nazionale Anti Corruzione, ogni anno svolge indagini sugli affidamenti diretti. Solo nel 2022, l’ente ha constatato che, in media, tra il 40 e il 50% degli affidamenti diretti effettuati dai comuni italiani sono risultati non conformi, con criticità importanti.

In sostanza, già da prima dell’entrata in vigore della nuova norma (molto meno restrittiva) del Codice degli Appalti, i comuni italiani mostravano una certa “vivacità” nel stanziare fondi pubblici in affidamenti diretti, mancando spesso di identificare potenziali conflitti di interesse e disapplicando misure di prevenzione della corruzione. In un contesto di questo tipo, allentare i controlli, dando più libertà agli enti rappresenta un vero e proprio pericolo per il Paese.

Conflitti di interesse, finanziamenti e porte girevoli: i rischi del nuovo codice

La mancanza di governance efficaci nel contesto dei limiti ai conflitti di interesse, di possibili “porte girevoli”, tra politica e imprenditoria, la mancanza di trasparenza nei finanziamenti, unite all’ingente spesa pubblica, contribuiscono a creare un ambiente perfetto per la proliferazione di abusi.

Le ditte favorite dalla politica (magari per ragioni di finanziamento), avranno vita e appalti facili, senza neanche una parvenza di concorrenza (già in molti casi mancante, anche con il codice degli appalti).

Il costo della corruzione in Italia: fino a 230 miliardi di euro

L’Italia è ai primi posti per corruzione reale e percepita, tra i Paesi sviluppati. Si stima che vengano persi tra i 60 e i 230 miliardi di euro all’anno. l’intero importo speso in istruzione in tutto il Paese, e poco più del doppio di quanto speso in sanità. L’Italia ha un problema culturale ed endemico relativo alla corruzione, soprattutto in ambito pubblico. Come spesso accade, alcune politiche pubbliche vengono promosse con le miglior intenzioni, o con obiettivi condivisibili. Quello che però poi conta è la realtà e il contesto in cui queste stesse norme devono essere applicate. Il costo della corruzione, degli sprechi di denaro pubblico lo pagheranno i contribuenti. E questa riforma rischia di farli aumentare. Non solo, un Paese in cui la politica può scegliere - senza troppi ostacoli - chi beneficerà di appalti pubblici, è un Paese destinato a vedere danneggiato il proprio sistema democratico. Già oggi, l’Italia è considerata, secondo i maggiori indici di democrazia internazionale, una “flawed democracy”, ovvero una democrazia imperfetta, proprio per i problemi che riguardano giustizia, informazione e conflitti di interesse. Con questa riforma. comuni e enti pubblici potranno affidare incarichi fino a 500.000 euro in forma diretta. Le stazioni appaltanti avranno libertà fino a 5.3 milioni di euro. Ma questa libertà avrà un costo e lo pagheranno i cittadini.

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