Giovedì 18 Aprile 2024

Salasso bollette, i sindaci: servizi a rischio (scuole, piscine, bus e lampioni)

La protesta dei Comuni: tremila città hanno lasciato al buio le piazze e i monumenti più importanti

Roma, 10 febbraio 2022 - I sindaci dei Comuni italiani hanno spento stasera le luci di piazze e monumenti di tutta la Penisola per il caro-bollette e presentano il conto sempre più salato al governo. Per fronteggiare l’impennata dei prezzi serve almeno un miliardo di euro fino a oggi, sempre che i costi dell’energia non crescano ulteriormente.  L’alternativa al contributo statale è secca e i primi cittadini lo hanno fatto intendere esplicitamente: sarà inevitabile ridurre l’illuminazione pubblica e dei servizi comunali (dalle scuole alle piscine, dalle palestre agli uffici) e tagliare le spese di altri capitoli dei bilanci (da quelli per il welfare ai trasporti), fino a arrivare a possibili incrementi della tassazione locale (Imu, Tari e via di seguito). "Con l’illuminazione pubblica i Comuni italiani danno a tutto il Paese – avvisa il Presidente dell’Anci e sindaco di Bari, Antonio Decaro –. Ma, senza ristori, i rincari delle bollette potrebbero non solo spegnere le nostre città, ma avere ripercussioni anche sui bilanci e sui servizi essenziali".

Enrico Letta e Matteo Salvini spingono sull’esecutivo a varare quanto prima il nuovo decreto salva-bollette annunciato dal premier Mario Draghi e al quale stanno lavorando i tecnici del Ministero dell’Economia per portarlo in Consiglio dei ministri la settimana prossima. Ma nei 5-7 miliardi in ballo dovranno rientrare anche le risorse da destinare ai Comuni e alle Regioni alle prese con un’emergenza senza precedenti. In ambito Anci, hanno tirato le prime somme e i conti sono drammatici.

La spesa per l’energia elettrica ammonta a quasi 1,7 miliardi, ai quali si aggiungono altri 450 milioni come contratti di servizi per illuminazione pubblica. La richiesta di sostegno avanzata fino a oggi di 550 milioni di euro corrisponde a un aumento su base annua del 33% sul valore stimato di 1,7 miliardi di euro. Se passiamo alle singole città, per Roma e Milano si tratta di 50 milioni in più, 30 milioni per Napoli e Torino, tra i 13 e i 15 milioni mancanti per Genova, Palermo e Bologna. Fino a 3 milioni di euro per una città medio-grande come Novara.

Tutto questo senza considerare il gas, il cui costo complessivo per i Comuni è di circa 540 milioni di euro l’anno. "Un rincaro stimato del 30% – insiste Decaro – non ci permetterebbe di chiudere i bilanci e potremmo essere costretti a tagliare servizi essenziali, a cominciare dalla pubblica illuminazione che svolge un ruolo fondamentale anche in termini di sicurezza urbana". Non è da meno l’ex Ministro dell’Economia, Roberto Gualtieri, oggi sindaco di Roma: "Se non c’è un sostegno o una compensazione, i Comuni entrano in una situazione di difficoltà. Ci aspettiamo che, a fronte dell’ennesima tegola che si è abbattuta sui nostri bilanci, il governo intervenga nel prossimo decreto stanziando risorse sufficienti". E a soffrire sono anche le città di media grandezza. "Il costo dell’energia si preannuncia avere dei rincari per ogni singolo Comune di oltre il 30%, per Venezia è già stato ipotizzato equivalere ad una spesa supplementare di 4 milioni di euro", incalza il sindaco Luigi Brugnaro. Il punto è che già in questo mese siamo ben oltre gli incrementi stimati. Il prezzo dell’energia elettrica nei primi tre mesi dell’anno è raddoppiato (+55%) e poco meno ha fatto il gas (+41,8%). Da qui, dunque, la stima di un ricarico nei bilanci di oltre un miliardo di euro. Ma le somme dei danni da caro-energia sarebbero parziali nel comparto pubblico se non si sommassero anche gli effetti sulle bollette delle Regioni. "La Regione Emilia-Romagna ­– spiega il presidente Stefano Bonaccini – ha stimato che, con questo aumento delle bollette energetiche, per la sola sanità pubblica può esserci un aumento tra 30 e 40 milioni di euro nel 2022".