MILANO
CIRCA 740 operazioni per un controvalore complessivo di 32 miliardi di euro. Che significa il 18.4% di deal in più rispetto ai primi nove mesi del 2018 ma con un calo del 15.4% se parliamo del valore complessivo. E la scena è dominata dalle Pmi. È questa la fotografia che emerge dal report di Kpmg sull’M&A (vale a dire ‘fusioni ed acquisizioni’, cioè le operazioni di finanza straordinaria che portano alla fusione di due o più società), uno dei settori chiave della consulenza legale d’affari italiana.
«UN MERCATO in controluce – spiegano gli analisti di Kpmg, network globale di società di servizi professionali, attivo in 152 Paesi – che combina aspetti positivi e negativi e con i due principali indicatori, quello dei valori e quello dei volumi di attività, di segno opposto. Il netto declino del mercato in termini di controvalori è dovuto principalmente alla riduzione dei ‘big deal’ (le operazioni da un miliardo di euro in su, ndr), causata da elementi di instabilità del quadro geopolitico (in particolare la guerra dei dazi Usa-Cina e la mancanza di chiarezza sul tema Brexit) e dai segnali di rallentamento economico, provenienti non solo dall’Italia, ma anche da Paesi storicamente trainanti come la Germania».
E in questa cornice spicca appunto un dato: il settore è stato spinto dai private equity (l’attività di investimento istituzionale in capitale di rischio di aziende non quotate caratterizzate da un elevato potenziale di sviluppo) e dalle Pmi.
«Sottotraccia stiamo assistendo ad un interessante fenomeno di consolidamento in parecchi settori del Made in Italy. Si tratta spesso di operazioni di piccola taglia ma che denotano un atteggiamento imprenditoriale orientato alla crescita – sottolinea Max Fiani, partner Kpmg e coordinatore del Rapporto M&A –. Gli imprenditori italiani si stanno rendendo conto che la dimensione è una variabile strategica per la competitività e che l’M&A accelera i percorsi di crescita e di internazionalizzazione. Si tratta di una buona notizia anche in chiave difensiva, rispetto all’assalto delle multinazionali estere». A conferma di ciò il fatto che siano state ben 381 le operazioni finalizzate tra società italiane (+ 23% rispetto all’analogo periodo del 2018).
Ma cresce anche la propensione verso l’estero: 135 acquisizioni di società estere da parte di soggetti italiani, contro le 112 dei primi 9 mesi del 2018 (+20%). «Ancora una volta – rileva l’analisi di Kpmg – è salita agli onori della cronaca Ferrero, che ha acquisito i business snack e biscotti del colosso americano Kellogg’s e la produttrice di biscotti danese Kelsen (rispettivamente per 1,2 miliardi e 270 milioni di euro). Annunciati, ma non ancora finalizzati, l’acquisizione da parte di EssilorLuxottica del 76,72% del capitale della catena olandese GrandVision (per circa 5,5 miliardi di euro) e l’accordo di condivisione delle torri in Italia tra Inwit e Vodafone (affare da complessivi 5 miliardi di euro)».
UN INCREMENTO del 10% si è registrato nel numero di operazioni finalizzate nel nostro Paese da parte di investitori esteri: 225 contro le 204 del 2018, a parità però di controvalore complessivo pari a circa 13 miliardi.
L’M&A entra prepotentemente anche nel calcio. «L’acquisizione della Fiorentina da parte dell’italo-statunitense Rocco Commisso (165 milioni di euro), fondatore di Mediacom, quinta azienda fornitrice di Tv via cavo negli Usa, conferma l’interesse degli investitori stranieri per il calcio italiano». Per quanto riguarda i private equity, hanno investito oltre 8 miliardi di euro finalizzando 112 operazioni (erano state 85 un anno fa), di cui 68 riconducibili ad operatori italiani. Tra i deal di maggior rilievo l’acquisizione da parte del fondo estero Ardian di Celli, storica family business riminese leader nella produzione di impianti e accessori per lo spillaggio di birra e altre bevande.
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