
In Italia il giro d’affari dei prodotti alimentari vale circa 400 milioni di euro (iStock)
Roma, 29 maggio 2025 – È una patologia che ufficialmente riguarda 265mila italiani, ma stando agli addetti ai lavori, altri 600mila sono in attesa della diagnosi. I dati, comunicati dall’Associazione Italiana Celiaci, danno la portata di un mercato sempre più importante, che ha visto anche delle correzioni di prezzo nella grande distribuzione.
I dati dell’Osservatorio Nazionale Federconsumatori
Il 16 maggio si è celebrata la Giornata internazionale della celiachia, una patologia cronica autoimmune che provoca una reazione immunitaria dell’organismo all’assunzione di glutine, causando un’infiammazione dell’intestino tenue che impedisce il corretto assorbimento dei nutrienti, compromettendo la salute del paziente che ne è affetto. In Italia sono oltre 265mila le persone affette da tale patologia, ma altre 600mila sono in attesa di diagnosi. A tal proposito, l’Osservatorio Nazionale Federconsumatori ha condotto uno studio basandosi sui prezzi dei cibi gluten free sia nei punti vendita della grande distribuzione organizzata, sia nei negozi e nelle farmacie con angoli specializzati. La differenza è stata molto forte, con il picco del 166% per i crackers, molto più convenienti nei supermercati. In generale, lo studio ha rilevato che rispetto al 2016 i prezzi sono mediamente aumentati del 10% nelle farmacie, e calati del 4% nei supermercati. Inoltre, Federconsumatori ha rilevato anche che i cibi tradizionali costano circa il 18% in meno di quelli gluten free nei ristoranti e bar. Mangiare fuori casa per i celiaci, rispetto al 2016, è diventato più costoso del 16,7%. Stando allo studio dell’Istituto britannico Visiongain, questo settore valeva più di 4 miliardi e mezzo di dollari nel 2016 a livello globale ed è previsto che entro il 2026 la cifra triplicherà.
Un giro d'affari da 400 milioni di euro
In Italia, il mercato dei prodotti senza glutine, inclusi quelli per la celiachia, vale circa 400 milioni di euro. Il Sistema Sanitario Nazionale spende oltre 249 milioni di euro per supportare la dieta dei celiaci attraverso buoni pasti. La celiachia risulta concentrata nella fascia di età tra i 18 e i 59 anni (67%) e la popolazione femminile si conferma maggiormente colpita con il 70% dei casi diagnosticati (184.731) rispetto al 30% maschile (80.371) in un rapporto di 2:1 in quasi tutte le regioni (ad eccezione di Basilicata, Molise e Sardegna dove il rapporto è di 3:1). La Lombardia è la regione con il maggior numero di persone celiache con 49.278 casi (18,6%). Vi sono differenze a livello regionale nell’erogazione degli aiuti. Ad esempio, in Lombardia a partire dall’1 gennaio 2025 è attivo un sistema di buoni in formato cartaceo per l'acquisto di alimenti senza glutine. I buoni sono disponibili per diverse fasce di età e sesso, con limiti mensili che variano da 56 a 124 euro. A Trento, provincia autonoma, l'Azienda Provinciale per i Servizi Sanitari (Apss) offre un contributo economico per l'acquisto di prodotti senza glutine con limiti mensili che vanno da 168 a 372 euro per i maschi e da 168 a 297 euro per le femmine. In Emilia-Romagna i buoni elettronici vengono caricati sulla tessera sanitaria e hanno un valore mensile che va dai 56 ai 124 euro. In altre regioni sono in fase di implementazione gli importi erogati, in altre sono in fase di sperimentazione nuove modalità di erogazione. In ogni caso è sempre buona regola verificare sul sito di riferimento della propria regione come richiedere i buoni.
Aic: “Chiediamo un protocollo europeo standardizzato”
“Le diagnosi di celiachia sono in costante crescita dal 2007, ciò significa che le iniziative messe in campo a livello nazionale e regionale sono efficaci e stiamo andando nella giusta direzione, anche se c’è ancora tanto lavoro da fare – sottolinea Rossella Valmarana, presidente di Aic, Associazione Italiana Celiachia –. Per questo il nostro impegno è orientato a garantire una diagnosi precoce, fondamentale forma di prevenzione delle complicanze, anche gravissime, che la celiachia con diagnosi tardiva o non diagnosticata può portare. Noi di Aic aderiamo alla petizione promossa da Smap (Associazione Celiachia Catalana) per chiedere al Parlamento Europeo una Direttiva Quadro Europea sulla celiachia. In particolare, si chiede: istituzione di un osservatorio europeo per la celiachia e un protocollo diagnostico europeo standardizzato; attivazione di sussidi per la dieta senza glutine; formazione obbligatoria sulla celiachia per gli operatori della salute; quadri fiscali e incentivi finanziari per produttori e distributori di alimenti senza glutine; opzioni senza glutine sicure nella ristorazione pubblica, scuole e ristoranti; rafforzamento della conformità ai Regolamenti Ue 1169/2011 e 828/2014, di particolare importanza per la regolamentazione del Pal”.