Giovedì 25 Aprile 2024

Catastrofi naturali: in Italia su 37 miliardi di dollari di danni solo 5 erano assicurati

Il nostro Paese è ancora indietro nella diffusione di polizze contro i disastri climatici: l'87% delle perdite non è coperto, contro il 25% del Regno Unito e il 47% della Francia

L'ultima ondata di maltempo in Emilia Romagna

L'ultima ondata di maltempo in Emilia Romagna

Roma, 12 maggio 2023 – Le catastrofi naturali sono sempre più frequenti. L’urgano Ian in Florida, le devastanti grandinate in Francia, le inondazioni in Australia e Sudafrica, le tempeste invernali in Europa e Stati Uniti, così come le ondate di caldo anomale in Cina, nelle Americhe e nella stessa Europa hanno provocato danni economici per 275 miliardi di dollari nel 2022.

Mentre per il secondo anno consecutivo, i danni coperti da assicurazione hanno superato i 100 miliardi di dollari. Questi dati confermano un aumento medio annuo del 5-7% dei sinistri assicurati negli ultimi tre decenni, come rivela l’ultimo rapporto della società di riassicurazione di Swiss Re.

E in Italia? L’ultimo disastro naturale è quello avvenuto a Ischia lo scorso autunno, dove un’onda di fango e detriti alimentata dalle piogge ha spazzato via diverse case, provocando dodici vittime. Dopo quell’evento, il tema delle assicurazioni da rischi catastrofali è tornato alla ribalta anche nel nostro Paese. All’epoca, il ministro dell’Ambiente, Gilberto Pichetto Fratin, aveva accolto la richiesta di Ania, l’Associazione Nazionale fra le Imprese Assicuratrici, di rendere obbligatoria “una polizza contro le catastrofi naturali per allineare la legislazione italiana a quella di molti altri Paesi”.

A fotografare la situazione italiana, confrontandola con quella degli altri Paesi, è stata Bankitalia che, insieme all’Ivass, ha stimato come, nel 2020, l’intero ramo danni incideva sul Pil per il 2% contro una media Ocse del 4,9%. Tra il 1980 e il 2020 solo il 6% delle perdite connesse a catastrofi naturali era assicurato.

Un numero molto basso, se si pensa che la media europea è del 22%. I motivi? Scarsa cultura assicurativa, ma anche interventi pubblici ex-post che disincentivano la stipulazione delle polizze. In pratica ci si affida al fatto che, in caso di disgrazia, sarà lo Stato a sobbarcarsi i costi. Cosa che, del resto, è puntualmente avvenuta.

Secondo uno studio pubblicato da Ivass nel luglio 2019, solo considerando i terremoti avvenuti tra il 1967 e il 2017 i danni a case, fabbriche e altri edifici è stato di 108 miliardi di euro. Un fiume di denaro di cui si è dovuto fare carico lo Stato (e non sempre con esiti brillanti). È anche vero, però, che per spingere gli italiani ad assicurarsi contro questi eventi non si può rinunciare alla mano pubblica. Anche perché, senza interventi esterni, chi vive nelle zone più a rischio dovrebbe deve farsi carico di un costo molto elevato per la copertura assicurativa.

“Purtroppo, le catastrofi naturali continuano ad aumentare sia di frequenza che di intensità, provocando danni sempre maggiori” ha dichiarato Daniela D’Andrea, ceo Swiss Re Italia. “Il settore assicurativo può svolgere un ruolo importante sia nel post, sostenendo le perdite ed aiutando la ricostruzione, sia nel pre, preparando ad attutire agli effetti degli eventi avversi. C’è ancora molto da fare, in particolar modo per l’Italia. Noi siamo il Paese più esposto alle calamità ma, ironicamente, siamo anche quelli meno protetti. Infatti, da noi non è coperto dalle polizze l’87% delle perdite dovute a catastrofi naturali, mentre nel Regno Unito siamo al 25%, in Svizzera al 31%, in Francia al 47% e in Germania al 58%”.

E in effetti, nell’ultimo decennio gli eventi meteorologici estremi in Italia, tra cui piogge intense, grandine e trombe d’aria, sono più che quadruplicati, passando da 348 eventi nel 2011 a 1.602 nel 2021.

In totale, tra il 2013 e il 2022 le catastrofi naturali (come terremoti, frane, alluvioni, siccità) hanno provocato danni per un totale di 37 miliardi di dollari. Di questi, solo 5 miliardi erano assicurati. Ciò vuol dire che 32 miliardi non erano coperti da polizze: il “protection gap” è pari all’87%. Che fare, dunque? Di sicuro, favorire una maggiore diffusione delle assicurazioni sarebbe un primo passo importante.

L’ultima spinta ad assicurarsi contro le catastrofi naturali è arrivata dalla Banca centrale europea e dall’Eiopa, l’autorità europea delle assicurazioni. In un documento, le due istituzioni hanno messo in fila tutte le opzioni politiche per aumentare la copertura contro inondazioni, incendi ed eventi climatici estremi. Attualmente, solo un quarto di tutte le perdite dovute a catastrofi climatiche nell’Unione Europea sono assicurate. In alcuni Paesi, la percentuale è inferiore al 5%. Ciò è dovuto in parte al fatto che molte persone sottovalutano i costi dei danni legati al clima. Inoltre, alcuni si sottraggono all’assicurazione, preferendo affidarsi al sostegno del governo. Secondo lo studio, questi fattori possono avere conseguenze sull’economia e sulla stabilità finanziaria. Infatti, se le perdite non sono coperte da una polizza, la velocità con cui le famiglie e le imprese possono riprendere le loro attività si riduce, rallentando la ripresa economica. Non solo. Perturbazioni durature delle catene di fornitura possono determinare un contagio da un’impresa all’altra e incidere sulla capacità delle aziende di rimborsare i prestiti, con l’ovvia conseguenza di mettere in difficoltà le banche. Inoltre, visto l’intervento obbligato dei governi a sostegno di famiglie e imprese coinvolte da eventi non assicurati, anche i conti pubblici possono risentirne. Per questo, al fine di promuovere una maggiore diffusione della copertura assicurativa, l’Eiopa e la Bce suggeriscono che le assicurazioni dovrebbero definire le loro politiche per incoraggiare i potenziali clienti a ridurre il rischio, ad esempio concedendo sconti per l’attuazione di misure efficaci di mitigazione o adattamento.

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