Catasto, stangata rinviata al 2026. Il valore delle case lo farà il mercato

Da subito saranno adeguati gli edifici abusivi e non censiti. La promessa: "Nessuno pagherà di più"

Le abitazioni in Italia

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Una paginetta nel cuore della legge delega sulla riforma del fisco approvata ieri dal Consiglio dei ministri. La riforma del catasto si farà. Con tempi medio-lunghi e, soprattutto, senza nessun impatto – almeno nell’immediato – sulle tasche dei proprietari di immobili.

Il premier, Mario Draghi, anche questa volta, ha confermato il suo metodo di governo: ascoltare i partiti ma poi decidere. Così, nonostante i mal di pancia dell’alleato leghista, dopo 25 anni di tentativi andati a vuoto, il catasto si appresta a cambiare pelle. Con una parola chiave: "trasparenza".

La ribadisce più volte, il presidente del Consiglio, spiegando davanti ai giornalisti che, "con la delega sulla riformulazione del catasto nessuno paga di più o di meno". E poi, rassicura che non è stata affatto messa l’ultima parola: "Il processo non è così semplice, prenderà molti anni". Almeno fino al 2026, quando si deciderà in che maniera i nuovi parametri potranno pesare sulla tassazione. Ma, nel frattempo, i paletti del nuovo sistema catastale saranno ben piantati con i relativi decreti legislativi dell’esecutivo.

Il primo obiettivo sarà quello di avere una mappa aggiornata degli immobili italiani. Per farlo saranno riviste le zone censuarie e le microzone e gli edifici saranno classificati in tre categorie: ordinari, speciali e di interesse culturale. Inoltre, si passerà dall’attuale sistema di calcolo basato sui "vani" a quello, più realistico, dei metri quadri con l’obiettivo di "attribuire a ciascuna unità immobiliare – si legge nel testo arrivato ieri in Consiglio dei ministri –, oltre alla rendita catastale determinata secondo la normativa attualmente vigente, anche il relativo valore patrimoniale e una rendita attualizzata in base, ove possibile, ai valori normali espressi dal mercato".

Un adeguamento che, in soldoni, potrebbe costare molto caro ai proprietari, soprattutto nelle grandi città, dove le rendite sono destinate a raddoppiare. Senza considerare, poi, gli effetti che un adeguamento del valore catastale, anche per le prime case, avrebbero sul calcolo dell’Isee e quindi sui bonus assistenziali collegati al reddito. Proprio per evitare effetti a cascata sui contribuenti, il governo nell’ultimo paragrafo dedicato alla riforma, ha voluto neutralizzare gli effetti della revisione dal punto di vista fiscale. Una sorta di clausola di salvaguardia: "Le informazioni rilevate non saranno utilizzate per la determinazione della base imponibile dei tributi la cui applicazione si fonda sulle risultanze catastali".

Nel frattempo, però, via libera a una mappatura degli immobili sulla base dei nuovi criteri. Nel mirino gli edifici non censiti o che non rispettano la "reale consistenza di fatto, la relativa destinazione d’uso o la categoria catastale attribuita; i terreni edificabili accatastati come agricoli; infine gli immobili abusivi, anche con l’individuazione di specifici incentivi e forme di trasparenza e valorizzazione delle attività di accertamento svolte dai comuni in quest’ambito". Ci saranno, cioè, premi per gli enti locali che individueranno gli immobili fantasma: secondo le ultime stime sono circa 1,2 milioni.

Sarà poi creata una banca dati telematica che faciliti la condivisione e lo scambio dei dati fra l’Agenzia delle Entrate e i comuni.

Previsto anche un meccanismo "di adeguamento periodico dei valori patrimoniali e delle rendite delle unità immobiliari urbane, in relazione alla modificazione delle condizioni del mercato". Discorso a parte, infine, per gli immobili riconosciuti di interesse storico o artistico: in arrivo "adeguate riduzioni del valore patrimoniale medio ordinario che tengano conto dei particolari e più gravosi oneri di manutenzione e conservazione, nonché del complesso dei vincoli legislativi alla destinazione, all’utilizzo, alla circolazione giuridica e al restauro".