Giovedì 31 Ottobre 2024
FRUZSINA SZIKSZAI
Economia

Il carovita investe lo streaming: tornano le pubblicità in cambio di prezzi più bassi?

Secondo una ricerca di Trade Desk e YouGov, quasi il 60% degli italiani sarebbe favorevole agli inserimenti pubblicitari anche sulle piattaforme di streaming al fine di pagare meno

Anche lo streaming investito dal carovita?

Anche lo streaming investito dal carovita?

Roma, 1 giugno 2023 – Negli ultimi anni molti hanno scelto le piattaforme streaming per evitare le pubblicità lunghissime e frequenti della tv. Ora, a quanto pare, le vogliamo indietro. Con il crescente costo della vita, i vari abbonamenti sottoscritti stanno iniziando a pesare sulle tasche degli italiani, tanto che tre persone su cinque sarebbero favorevoli a inserimenti pubblicitari pur di pagare meno.

E’ quanto emerge da una ricerca di Trade Desk e YouGov sulle abitudini di fruizione dei contenuti streaming in Italia, che sottolinea come questi cambiamenti possono aprire nuovi orizzonti al marketing e agli inserzionisti.

In linea di massima, la migrazione degli spettatori italiani verso i siti di streaming continua ancora. Tuttavia, l’imbarazzo della scelta dei contenuti premium comporta anche il fatto che gli utenti tendono a non legarsi a una specifica piattaforma.

Infatti, il 45% afferma di aver rinunciato a diversi servizi di streaming e un altro 19% dichiara di non voler rinnovare l’iscrizione in futuro. Per questo gruppo di consumatori, spiega il report, le soluzioni ‘ad supported’ (con pubblicità a un costo più basso) possono rappresentare un’opzione di mantenimento.

Tanto è vero che il 67% degli utenti Netflix e il 69% degli abbonati a Prime Video affermano di essere propensi a scegliere l’opzione più economica, quando sarà disponibile.

Netflix sta già sperimentando l’abbonamento ‘low cost’ con pubblicità: è attivo anche in Italia al prezzo di 5,49 euro al mese, mentre il piano base senza pubblicità al momento costa 7,99 euro.

In ogni caso, i prezzi giocano un ruolo fondamentale nel mercato dell’intrattenimento italiano, con quasi due terzi dei consumatori che dedicano al massimo 30 euro al mese per accedere a più servizi streaming. In alternativa ai costosi abbonamenti, il 59% dei telespettatori preferirebbe un servizio gratuito finanziato dalla pubblicità oppure un servizio a basso costo sostenuto da spot rilevanti e limitati. Allo stesso tempo, il 35% dei consumatori dichiara di volere meno pubblicità in generale, il 40% afferma di volere meno interruzioni pubblicitarie e il 37% desidera interruzioni più brevi.

“L’ascesa dello streaming ha ridefinito il canale più potete dell’advertising, e non mostra segni di rallentamento”, ha affermato Patrick Morrell, direttore generale di Inventory Partnerships presso Trade Desk. “Mentre lo schermo più grande della casa regna ancora, gli spettatori si aspettano la comodità di guardare ciò che vogliono, come vogliono e quando vogliono”, ha aggiunto. Lo confermano i dati: il 47% degli italiani afferma di trascorrere più tempo in streaming e il 49% passa meno tempo di fronte alla televisione tradizionale.