Caro energia, stangata perfetta: "Sarà un autunno nero. E l’Italia rischia di più"

Il ricercatore Ispi Villa: le bollette aumenteranno, il price cap non basterà. "Le famiglie dovranno ridurre almeno di due gradi il riscaldamento. La crescita dei tassi d’interesse avrà forte impatto sul debito del Paese"

Roma, 1 settembre 2022 - L’Italia insieme all’Europa ha lo sguardo rivolto a Est, verso l’invasione russa dell’Ucraina, mentre il cuore batte forte di preoccupazione qui in casa nostra per la crisi energetica che investe come un furioso vento di tramontana tutti i settori della società. Matteo Villa, ricercatore senior e capo del DataLab dell’Ispi, l’Istituto per gli studi di politica internazionale, analizza ogni giorno uno scenario sempre più complicato.

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Matteo Villa, Ispi
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Ci dobbiamo aspettare un autunno di grande austerity?

"È un vortice nel quale siamo già. Temo che la crisi colpirà però ancora più duramente le famiglie. Il quarto trimestre ci metterà ancora più in difficoltà col costo delle bollette in crescita, anche se il governo sta tentando una ulteriore manovra per attenuarne gli effetti".

Cambieremo stile di vita?

"Per certi aspetti sì, ma non dobbiamo drammatizzare tutto. Le famiglie, per esempio, possono ridurre di 2 gradi il riscaldamento senza grandi criticità. In media ogni nucleo utilizza una temperatura sui 22 gradi, mentre si può scendere a 20. Il vero problema è che una certa fascia di cittadini non potrà più affrontare l’alto costo delle bollette".

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Eppure sono già stati messi in campo interventi massicci.

"Certo, ma va cambiato il metodo. Su 50 miliardi di interventi utilizzati fino a oggi, il 50% è andato a famiglie e imprese che potevano farne a meno. È una spalmatura sbagliata, vanno individuate le fasce più deboli e su quelle bisogna agire più direttamente".

Si possono ridurre gli sprechi?

"Diciamo che possiamo razionalizzarli. È una cosa che va fatta nel modo più assoluto. Per esempio utilizzando in ogni abitazione lampadine a basso consumo. Non è tutto ma aiuta".

Inflazione all’8,4%, dobbiamo tirare la cinghia?

"È inevitabile. Tutto dipende dai costi energetici. Il governo non può intervenire all’infinito. Se poi la Bce alza i tassi l’Italia rischia molto perché, tenuto conto delle conseguenze, non siamo noi in grado di controllare il nostro debito ormai troppo alto".

Tetto europeo al prezzo del gas, ci arriviamo?

"Possibile, ma poi non è detto che il tetto riduca il costo dell’energia. Il prezzo rischia poi di esplodere ugualmente".

Compriamo meno gas dalla Russia, ma Gazprom fa affari d’oro.

"Non ci possiamo fare granché. Se riduciamo il prezzo loro riducono le forniture. Ad agosto i flussi di gas russo verso l’Ue sono crollati del 72%. Eppure grazie ai prezzi alle stelle le entrate per Mosca sono triplicate rispetto all’anno scorso. Per anni si è acquistato gas a prezzo concordato, poi si è deciso di collegarlo alla Borsa di Amsterdam, la Russia non faceva grandi affari ma cedendo a noi il 40% della fornitura andava bene lo stesso. Ora le cose sono cambiate come sappiamo".

In Italia rischiamo davvero la chiusura di molte imprese?

"Confindustria parla di una possibile perdita di 400 mila posti di lavoro. Possiamo pensare che si tratti di un numero sovrastimato. Ma almeno 250 mila, che sono le unità collegate alle aziende energivore e al loro indotto, è una cifra da mettere teoricamente in conto. E che potrebbe aumentare".

Pure la Germania è in difficoltà. Rischia contraccolpi anche l’Italia?

"Certo che sì. Gran parte del Nord Italia fornisce semilavorati alle imprese tedesche. Se loro vanno in recessione il problema diventa anche nostro. Poi c’è il nodo del gas norvegese".

Vale a dire?

" La Germania dovrebbe ridurre i consumi del 30% con rischio di danneggiare la produzione. Se, come è possibile, dovesse chiedere di alzare la fornitura alla Norvegia, questa, che oggi ci cede il 15% del fabbisogno, potrebbe ridurlo a noi. E sarebbe un guaio ulteriore".