Venerdì 19 Aprile 2024

Caro energia e inflazione: i sostegni varati dal governo ammontano a 35 miliardi

Secondo l'Osservatorio sui conti pubblici, il 55% delle risorse è stato distribuito a pioggia senza tenere conto del reddito delle famiglie e dei profitti delle imprese beneficiarie

Aumentano le bollette elettriche (Ansa)

Aumentano le bollette elettriche (Ansa)

Molti, maledetti e a pioggia. È questo il riassunto dell’analisi condotta dall’Osservatorio sui conti pubblici sui 35 miliardi di aiuti a famiglie e imprese che il governo ha stanziato da settembre 2021 a oggi. Denaro che è servito per attenuare l’impatto dei rincari energetici, dell’aumento dell’inflazione e delle conseguenze della guerra in Ucraina. Ma che è stato distribuito, per la gran parte, in modo disordinato, senza mirare a chi, effettivamente, avesse subito i contraccolpi più pesanti. Infatti, soltanto il 45% dei 35 miliardi è stato assegnato seguendo dei “criteri di selettività”, che legano i sostegni al reddito, per quanto riguarda le famiglie, e all’andamento dei profitti o dei costi, per le imprese. E questo disattendendo le raccomandazioni della Commissione Europea diramate all’inizio della crisi energetica.

Lo studio dell'Ocp

Infatti, si legge nello studio dell’Ocp, “un aumento dei costi dell’energia e, in generale, dell’inflazione, colpisce tutti, ma colpisce alcuni più degli altri”. Pertanto sarebbero preferibili “interventi più mirati” che vadano a beneficiare chi ha risentito maggiormente dei rincari. Nello specifico, il 60% dei sussidi del governo sono andati a contrastare il caro energia (elettricità, gas e carburanti). Il restante 40%, invece, è stato indirizzato a sostegni generici come le indennità anti-inflazione (6,8 miliardi), gli stanziamenti contro il rincaro dei prezzi dei materiali da costruzioni (3 miliardi) e i fondi per le imprese danneggiate dal conflitto (130 milioni). 

Per l’ammontare di risorse messe sul piatto, la misura più importante è quella relativa alla riduzione degli oneri di sistema delle bollette elettriche (8 miliardi di euro): oneri che sono stati dapprima abbassati per l’ultimo trimestre del 2021, e poi azzerati per famiglie e microimprese durante i primi sei mesi di quest’anno. Ci sono poi il bonus da 200 euro varato a maggio che vale 6,8 miliardi di euro, l’eliminazione delle accise sui carburanti (3,3 miliardi) e i sostegni alle imprese contro i rincari dei materiali da costruzione (3,3 miliardi).

Il criterio di selettività

Dei 20 miliardi totali stanziati per le famiglie, soltanto 10,8 miliardi (il 54%) sono stati distribuiti tenendo conto del reddito. Tra questi ultimi, la fetta maggiore quella del bonus da 200 euro contro l’inflazione, che va a a chi ha un reddito lordo (o una pensione) inferiore ai 35mila euro annui. Il 46% degli aiuti per le famiglie, invece, “non segue alcune criterio di selettività”. Si tratta di quelle misure - come l’azzeramento degli oneri di sistema, la riduzione dell’Iva per il gas e il taglio delle accise sui carburanti - che vanno a beneficio di tutti indiscriminatamente dalla condizione economica. Secondo l’Ocp, questi provvedimenti comportano maggiori vantaggi per le famiglie più abbienti.

Infatti, “la letteratura economica in materia sostiene che il consumo di questi beni cresca all’aumentare del reddito”. Per quanto riguarda i 15,5 miliardi destinati alle imprese, soltanto 5 miliardi (il 33,4%) sono stati elargiti sulla base di criteri che tengono conto dei costi o dei profitti. Si tratta, ad esempio, dei crediti di imposta per le aziende energivore, che hanno patito in modo più intenso di altre i forti aumenti dei beni energetici, primo fra tutti il gas. I rimanenti 10 miliardi, invece, non sono vincolati e riguardano la riduzione degli oneri di sistema e dell’Iva sul metano, il taglio delle accise sui carburanti, i sostegni contro i rincari dei materiali da costruzione e i contributi per il settore dell’autotrasporto.