Sabato 20 Aprile 2024

Caro bollette, ecco tutte le misure messe in campo dagli Stati europei

L'Italia è il Paese che ha speso di più rispetto al Pil per affontare la crisi

La lotta alla crisi energetica sarà il primo banco di prova del nuovo governo. Già in legge di bilancio, o con un decreto collegato, l’esecutivo dovrà infatti provvedere al rinnovo delle misure contro il caro bollette in scadenza alla fine dell’anno. Ma non sarà facile: il contrasto ai rincari energetici costa parecchio. Ai prezzi attuali, i crediti di imposta per le imprese energivore valgono da soli circa 14 miliardi di euro a trimestre. E finora l’Italia è stato il Paese europeo più generoso. In percentuale al Pil, infatti, il governo italiano è quello che ha speso di più (3,2%), ovvero 58,4 miliardi durante il 2022. La Germania, invece, escludendo lo scudo da 200 miliardi annunciato qualche settimana fa, ha messo sul piatto 103,9 miliardi (il 2,9% del Pil) mentre la Spagna 31,6 (2,6%). Interventi più contenuti si registrano per Francia (2,1%), Regno Unito (0,9%) e Paesi Bassi (0,7%). Altri otto Paesi, invece, hanno speso meno del 1% del Pil: Slovenia, Belgio e Norvegia (0,8), Cipro (0,7) Estonia (0,5), Svezia (0,3), Finlandia e Irlanda (0,2).

Insomma, come si vede l’ammontare delle risorse messe sul piatto dai singoli governi è stati piuttosto eterogeneo. Secondo l’Osservatorio sui conti pubblici (Ocp), che ha fatto i calcoli, tra le altre ragioni che giustificano l’elevata spesa italiana nel confronto internazionale c’è anche la particolare importanza ricoperta «dall’industria manifatturiera, in buona parte energivora e «gasivora» e la mancanza di diversificazione energetica».

Un altro elemento che potrebbe spiegare le differenze negli approcci dei diversi Stati è l’andamento dei prezzi dell’energia elettrica e del gas. Basandosi sulle quotazioni all’ingrosso nei vari hub nazionali, i ricercatori dell’Ocp arrivano alla conclusione che, con l’eccezione di Spagna, Finlandia e Regno Unito, i maggiori Paesi Ue «presentano andamenti altamente correlati per il mercato wholesale (all’ingrosso, ndr) dell’energia elettrica».

In Spagna, grazie all’elevata diversificazione degli approvvigionamenti, il prezzo del gas è aumentato meno che altrove. Inoltre, Madrid ha introdotto un tetto al prezzo del gas utilizzato per produrre elettricità, limitando, in questo modo, anche il prezzo all’ingrosso. Per questo, l’incremento massimo dell’energia elettrica risale a marzo (+371%), prima dell’introduzione del price cap. Anche il Regno Unito ha registrato aumenti di prezzo più contenuti per l’energia elettrica e il gas rispetto agli altri Paesi, pari rispettivamente a +323% e 503%. Stesso discorso per la Finlandia. Il Paese scandinavo, che genera il 60% del proprio fabbisogno di elettricità da fonti rinnovabili e dal nucleare, ha avuto un aumento del prezzo dell’energia elettrica pari al 410% in un anno. Questo grazie alla bassa dipendenza dal gas, che vale soltanto il 5% del fabbisogno elettrico, e dalle fonti fossili. Va detto che il prezzo del metano è letteralmente esploso: +1.400% in un anno. Con l’esclusione di questi tre Paesi, i prezzi dell’energia elettrica nel resto d’Europa hanno registrato variazioni simili. In Italia sono aumentati del 536%, in linea con Germania, Olanda e Francia. Per quanto riguarda il gas, l’incremento del prezzo nel Psv, la «borsa» italiana, è uguale a quello registrato dal Vtp tedesco e dal Ttf olandese (circa 900%), ma superiore ai valori registrati in Francia (+641%), Spagna e Regno Unito (300%). Non solo i prezzi dell’energia sono diversi da Paese a Paese, ma anche le misure adottate variano. Mentre l’Italia e il Regno Unito, per contenere il costo delle bollette per i clienti domestici, hanno scelto di erogare sussidi solo alle famiglie più vulnerabili, con trasferimenti parametrati al reddito, Germania e Francia hanno introdotto misure di carattere universale.

Ad esempio il price cap, che taglia i costi per tutte le utenze e le microimprese in modo indiscriminato. Un approccio, quest’ultimo, che ignora gli effetti redistributivi dal momento che non tiene conto delle diverse capacità di spesa dei beneficiari. Una misura introdotta invece in tutti i Paesi Ue analizzati è il taglio dei prezzi dei carburanti, articolato come sconto (Spagna e Francia) o come taglio delle accise e dell’IVA (Germania, Italia e Paesi Bassi). Anche questo intervento è di tipo universale: ne beneficiano maggiormente le fasce di popolazione più ricche che usano più di frequente mezzi di trasporto privati. In questa categoria, rientrano anche le indennità per studenti e pensionati, adottate in Germania e la rivalutazione di pensioni (Francia e Italia) e stipendi pubblici (Francia). Per quanto riguarda i sostegni alle imprese, le maggiori differenze risiedono nell’individuazione della platea di beneficiari. Ad esempio, in Spagna si è scelto di sussidiare le imprese che operano nei settori ritenuti più esposti ai rincari, come agricoltura, itticoltura, trasporti e siderurgico. In Italia e in Germania, invece, si è distinto tra aziende a più alto consumo di energia e gas (energivore e gasivore) e sulla base della potenza dei contatori. V

enendo ai singoli Paesi, la Francia finora ha speso 51,4 miliardi di euro. La misura più costosa (24 miliardi) è stato il price cap su luce e gas. Nello specifico, la tariffa regolata del gas a novembre 2021 è stata congelata al livello di ottobre 2021e lo rimarrà fino alla fine dell’anno, con possibilità di proroga, mentre da febbraio 2022 l’aumento del prezzo dell’elettricità è calmierato al 4%. Inoltre, entro la fine di quest’anno il governo francese dovrebbe portare a termine l’acquisizione della società Edf (il maggior produttore e distributore di energia in Francia, attualmente di proprietà pubblica all’84%), con un costo per le casse statali stimato in 9,7 miliardi (che si aggiungono al finanziamento da 2,1 miliardi del febbraio 2022). Una volta nazionalizzata Edf, l’intenzione del governo è quella di ristrutturare tutte le centrali nucleari in funzione entro il 2030 e di costruire sei nuovi reattori entro il 2035, per un costo complessivo di 100 miliardi di euro. In Italia, invece, la misura più onerosa per le casse dello Stato è il credito di imposta per le imprese energivore e gasivore, portato al 40% con il Decreto Aiuti ter (19,17 miliardi). L’azzeramento degli oneri di sistema nelle bollette per le utenze domestiche e le microimprese è costato finora 17,34 miliardi di euro.

Nel Regno Unito, il nuovo governo guidato da Liz Truss ha annunciato un piano di aiuti da 130 miliardi di sterline (150 miliardi di euro) distribuiti sul prossimo anno e mezzo, finanziato a debito, con cui stabilizzare il costo annuale delle bollette di gas ed elettricità per le famiglie. Le imprese riceveranno un sostegno di simile portata ma solo per sei mesi, dopodiché gli interventi si concentreranno soltanto sulle aziende più fragili. Infine, la Germania ha annunciato a settembre l’istituzione di un Fondo da 200 miliardi di euro. Non ci sono ancora i dettagli sulle misure che verranno finanziate con queste risorse, anche se c’è una proposta per coprire tutte le bollette di famiglie e imprese a dicembre (5 miliardi). Il Fondo vale il 5,55 del pil tedesco in due anni, ovvero il 2,7% all’anno.