Benzina e diesel prezzi: sconto di 25 centesimi. Tassati i profitti dei big energetici

L’intervento durerà un mese. Draghi: prelievo del 10 per cento sui guadagni delle aziende. Bollette rateizzabili fino a 2 anni per le imprese e tetto Isee più alto per gli aiuti mirati alle famiglie

È stata una battaglia all’ultimo centesimo per il taglio delle accise sui carburanti. Un braccio di ferro tra i rigoristi del Ministero dell’Economia (con in testa la Ragioneria generale dello Stato) e i ministri politici (con in testa Lega e, a seguire, grillini e Pd) che si sblocca solo quando lo stesso Mario Draghi fa inserire, con un vero blitz a Borse chiuse, una norma che prevede la tassazione del 10 per cento degli extra-profitti dei gruppi industriali dell’energia. "Un prelievo straordinario su profitti straordinari", lo definisce.

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Ma alla fine, mentre arriva una bordata senza complimenti dal capo dei 5 Stelle, Giuseppe Conte ("Intervento inconsistente, a maggiore ragione se si aumentano al 2 per cento del Pil le spese militari, lanciando così un messaggio sbagliato"), il risultato rimane ugualmente magro: la sforbiciata su benzina e gasolio sale da 10 a 25 centesimi al litro e, per giunta, solo per un mese, fino a fine aprile.

Del resto, non va tanto meglio per gli altri interventi inseriti nel decreto legge per contrastare il caro-energia e il caro-carburanti. Le limitate risorse disponibili, in assenza di un nuovo scostamento di bilancio, finiscono per alimentare mille rivoli. Vale per il bonus sociale sulla bolletta elettrica e del gas, leggermente rafforzato per le famiglie (aumenta il tetto Isee, e il numero di nuclei beneficiari sale da 4 a 5 milioni), per il credito di imposta per le imprese energivore, esteso anche a altre attività colpite dalla nuova crisi, e per la rateizzazione a 24 mesi delle tariffe energetiche.

Come anche per la cassa integrazione aggiuntiva, il bonus benzina da 200 euro esentasse per i dipendenti o per gli stanziamenti-tampone per pescatori, agricoltori, autotrasportatori. Senza contare le nuove regole sull’"economia di guerra": dalle multe (a partire da 100mila euro) per chi esporta prodotti definiti strategici senza autorizzazione ministeriale all’ampliamento del raggio d’azione del Golden power (la possibilità dell’esecutivo di bloccare la cessione delle attività economiche rilevanti per la sicurezza nazionale e le sue reti di telecomunicazione), fino alle sanzioni per coloro che non comunicano i dati richiesti sulle vendite a Mr. Prezzi, il garante che dovrebbe sanzionare eventuali aumenti ingiustificati.

C’è poi il capitolo profughi dall’Ucraina: l’Italia si dice disponibile ad accoglierne circa 83mila, con un capitolo di spesa di oltre 400 milioni.

Il premier Draghi tenta, comunque, di far passare un messaggio positivo (e, con lui, il ministro Daniele Franco): "Tuteliamo e salviamo famiglie e imprese e per farlo tassiamo in parte anche gli extra-profitti dei produttori di energia". Ma, insiste, "l’emergenza richiederà di rivedere tutto, anche le estrazioni".

Le associazioni dei consumatori e quelle imprenditoriali, però, sono insoddisfatte e critiche. Politicamente più rilevante, poi, che a tarda sera sia lo stesso Conte a attaccare sulla dimensione "inconsistente" del taglio delle accise e sull’aumento "sbagliato" delle spese miliari, votato comunque anche dal suo partito, quando "si dovrebbero tassare gli extra-profitti dell’energia".

Parole che irritano Draghi, sia perché l’operazione sugli extra-profitti c’è, sia perché – osserva – sulle spese militari si deve ancora decidere "il come e il quando". Il braccio di ferro principale nel governo, del resto, ha riguardato proprio la riduzione delle accise sui carburanti: la bozza del provvedimento prevedeva una sforbiciata di 10,3 centesimi a litro, finanziata con il maggior gettito Iva derivante dall’impennata dei prezzi di benzina e gasolio.

Ma, fin dall’inizio della riunione del Consiglio dei ministri, si è avuta una levata di scudi della componente politica del governo: i ministri leghisti, grillini e del Pd hanno spiegato che uscire con quel taglio si sarebbe rivelato una beffa per milioni di italiani alle prese con la raffica di incrementi di queste settimane. Dall’Economia, però, pollice verso per mancanza di coperture. A quel punto è stato lo stesso premier a chiedere di recuperare risorse per arrivare almeno a 25 centesimi: da lì l’intervento, anticipato rispetto alle previsioni, sulle grandi imprese energetiche. Superato lo scoglio carburanti, il provvedimento è passato all’unanimità, ma con scarso entusiasmo: le misure in totale arrivano a 4,5 miliardi.