Capitale umano digitale: una delle emergenze lavorative del Paese

Continuano a crescere le richieste di professionisti qualificati nell’ICT. Disparità di genere nel settore informatico e tecnologico

Matteo Mille, chief marketing and operations officer di Microsoft Italia

Matteo Mille, chief marketing and operations officer di Microsoft Italia

Milano, 6 marzo 2023 – La richiesta di professionisti qualificati nell’ICT continua a crescere e per questo il tema delle competenze diventa fondamentale affinché le imprese possano trovare i profili adeguati. Si tratta del cosiddetto skills mismatch, ovvero il disallineamento tra le occupazioni più richieste e la reale disponibilità nel mercato del lavoro. Il capitale umano digitale è una delle emergenze del Paese in questo momento storico. La carenza di competenze rischia di essere un vero e proprio freno alla competitività del nostro Paese: sono circa 2,1 milioni i lavoratori da formare dal punto di vista delle skill digitali di base entro il 2026 per stare al passo con le esigenze di mercato, mentre sono addirittura 20 milioni i cittadini a cui l’Italia deve fornire una formazione digitale di base entro il 2030, per centrare l’obiettivo del Decennio Digitale Europeo di raggiungere l’80% della popolazione con skill digitali di base entro lo stesso periodo. Il problema del Paese non sono solo le skill digitali di base, ma anche quelle avanzate: l’Italia è ultima in UE per numero di iscritti a corsi di laurea in materia ICT in rapporto alla popolazione: 0,7 ogni mille abitanti, contro i 5,3 della Finlandia, leader in Europa.  

Le richieste delle aziende

Mai come in questo momento le organizzazioni si trovano a dover affrontare sfide epocali: incertezza economica, crisi energetica, discontinuità della supply chain, trasformazione del mondo del lavoro e istanze sociali come sicurezza e sostenibilità. Il digitale, in particolare il Cloud Computing, è indubbiamente un driver di crescita sostenibile in grado di aiutare le aziende italiane a gestire questa complessità. Non solo grandi aziende ma anche Pubblica Amministrazione e PMI. Una ricerca di Microsoft condotta con The European House - Ambrosetti ha calcolato che, per esempio, la PA grazie al cloud potrebbe risparmiare 1,2 miliardi di euro l’anno. Se invece le PMI italiane raggiungessero il livello di adozione del Cloud Computing del Regno Unito – il Paese più avanzato da questo punto di vista in Europa – potrebbero generare una crescita del PIL di 20 miliardi di euro da qui al 2025. Due gli elementi su cui puntare: tecnologia e capitale umano. “Quello che vediamo dall’inizio dell’emergenza sanitaria – dichiara Matteo Mille, Chief Marketing and Operations Officer di Microsoft Italia, socia di AUSED in qualità di partner dello user group Microsoft Dynamics (DUGIT)- è una costante accelerazione degli investimenti in nuove tecnologie, da parte delle grandi imprese ma non solo. La crisi ha accelerato il cambiamento ma ha anche dimostrato che i processi possono essere gestiti in modo più flessibile ed efficiente e non si tornerà indietro. Le organizzazioni hanno ormai compreso come il digitale possa essere una leva di crescita e di competitività, in grado di migliorare i processi di produzione e supply chain e la produttività ma anche ottimizzare i consumi, elemento quanto mai cruciale. Se consideriamo poi le risorse del PNRR destinate al digitale – prosegue Mille - arriverà un'altra spinta molto forte verso la trasformazione, trasversale su più settori”.

Gli ambiti ICT con  potenziale di crescita occupazionale

“Sicuramente quello degli Architetti cloud, esperti di intelligenza artificiale, di analisi di dati e di cybersecurity sono sicuramente gli ambiti con il maggiore potenziale di crescita e di conseguenza i segmenti che attualmente offrono le maggiori opportunità occupazionali. Sono introvabili e occorre formarli. Microsoft, ad esempio, lo fa con il piano “Ambizione Italia, un programma di formazione per lo skilling, upskilling e reskilling di studenti e professionisti che al momento ha raggiunto 2,5 milioni di persone”.

La disparità di genere

In questo settore, un altro elemento che emerge, è la disparità di genere nel settore informatico e tecnologico che riguarda sia la sfera lavorativa sia quella della formazione secondaria. In generale, le donne che intraprendono percorsi di studio nelle materie scientifiche sono meno degli uomini. L’Italia non fa differenza in questo. Anzi. Le ragazze che si laureano in materie STEM sono solo il 15%. Per noi di AUSED, spiega Mario Moroni, consigliere dell’Associazione, “il settore dell’ICT è certamente in crescita in termini di investimenti da parte delle aziende con nuove opportunità occupazionali. Occorre, però, personale sempre più qualificato e percorsi di studio mirati a formare professionisti in grado di cogliere le importanti sfide del futuro e capaci di inserirsi velocemente in aziende sempre più strutturate e all’avanguardia. La nostra associazione, infatti, sta cercando di creare le condizioni per supportare anche la riqualificazione delle competenze esistenti attraverso progetti co-associativi e collaborazioni con enti accademici”.  

Aused

Aused è l’Associazione di Utenti dei Sistemi e delle Tecnologie dell'Informazione, indipendente e senza scopi di lucro, nata nel 1976; raggruppa aziende operanti nei settori: industriale, manifatturiero, dei servizi, nonché alcuni enti pubblici. Aused si è data l’obiettivo di contribuire alla crescita digitale delle Aziende e del Paese, promuovendo l’innovazione tecnologica e organizzativa secondo principi di etica e sostenibilità; per connettere, formare, Ispirare ed attivare la Comunità ICT generando valore per il Paese. Vittorio Bellagamba

è arrivato su WhatsApp

Per ricevere le notizie selezionate dalla redazione in modo semplice e sicuro