Martedì 16 Aprile 2024

Il canone Rai diminuirà del 20% ogni anno e sarà cancellato fra 5 anni

Lo prevede un ddl presentato dalla Lega di Salvini sul riordino della Tv pubblica

Una riduzione del canone Rai del 20% ogni anno fino al totale azzeramento fra 5 anni. E’ quanto propone la Lega che si appresta a presentare un disegno di legge in materia di Tv pubblica.

Ddl canone Rai
Ddl canone Rai

Riduzione del canone

"Una progressiva riduzione dell'importo del canone Rai, con un taglio a cadenza annuale del 20 per cento, fino al suo totale azzeramento". E’ quanto previsto nella bozza del ddl leghista dal titolo "Modifiche al testo unico dei servizi di media audiovisivi e radiofonici in materia di servizio pubblico radiofonico, televisivo e multimediale, riduzione e abolizione del canone di abbonamento e disciplina della società concessionaria del servizio pubblico", presentato in Senato dal partito di Matteo Salvini.

Il canone oggi

Attualmente il canone Rai ammonta a 90 euro. Anche nel 2023 lo si paga a rate nella bolletta dell’elettricità (la novità del pagamento in bolletta era stata introdotta dal governo Renzi nel 2016). L'importo di 90 euro viene suddiviso in 10 rate da 9 euro e pagato nelle bollette della luce che vanno da gennaio a ottobre.

La novità era stata introdotta per combattare l’evasione (prima il canone si pagava attraverso un apposito bollettino). Prima dell’introduzione in bolletta l’abbonamento ammontava a 113 euro all’anno.

Stop al canone in bolletta

A dire la verità già da due anni il canone Rai, secondo quanto stabilito dalle autorità europee in materia, sarebbe dovuto uscire dalla boleltta in quanto considerato un “onere improprio”. Nonostante ciò gli ultimi due governi hanno prorogato il pagamento in bolletta in attesa di “trovare una soluzione alternativa”.

La proposta della Lega

Ora il ddl avanzato dalla Lega prevede una progressiva riduzione del canone fino al suo azzeramento fra 5 anni. Una soluzione che comporterà però un cambiamento radicale per il finanziamento della Rai. Come e dove si troveranno i soldi? Dal canone Rai si incassano circa 1,7 miliardi di euro.

Un canale senza spot

Il ddl prevede anche la ridefinizione "univoca" del concetto di servizio pubblico ("indispensabile per mantenere e affermare i valori culturali e sociali e difendere, al contempo, le identità locali"), pensando anche a un nuovo canale "interamente dedicato alla trasmissione di programmi e rubriche di promozione culturale, nel quale non possono essere trasmessi spot".

L’idea

La Rai dunque deve cambiare volto, a partire dal canone che "risulta oggi anacronistico e ingiusto, in quanto è dovuto per la semplice detenzione di apparecchi atti o adattabili a ricevere un segnale", come si legge nella bozza provvisoria del testo diffusa dall’agenzia AdnKronos. Per la Lega si deve prevedere - come aveva avvertito lo stesso Salvini in campagna elettorale, lo scorso settembre - un percorso che porterà entro 5 anni all'abolizione del canone.

Esenzione già oggi

Inoltre, a proposito del canone, viene previsto che già oggi "laddove sussista ancora l'impossibilità di accesso alla rete o l'impossibilità di fruizione del servizio da parte degli utenti per motivi estranei alla propria volontà, il pagamento del canone di abbonamento non è dovuto".

Nuova governance

L'articolo 5 riorganizza poi la governance della Rai-Radiotelevisione italiana Spa. "Si prevede innanzi tutto un'estensione della durata temporale della concessione fino a dodici anni per dare continuità e certezza. Con lo stesso spirito, si estende a cinque anni il mandato dei membri del consiglio di amministrazione e si prevede che non possano ricoprire tale incarico per più di due mandati consecutivi. Si prevedono 7 membri del Consiglio d'amministrazione: il presidente e l'amministratore delegato, nominati con decreto del Presidente della Repubblica, 4 membri eletti dalla Commissione parlamentare per l'indirizzo generale e la vigilanza dei servizi radiotelevisivi e uno designato dall'assemblea dei dipendenti della

Rai".

Contenimento dei costi

Infine i leghisti puntano a un "contenimento dei costi e di garanzia sulle responsabilità editoriali, che non si possa esternalizzare più del 30 per cento delle produzioni, organizzazioni e realizzazioni di trasmissioni".

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