LORENZO PEDRINI
Economia

Come sta andando il mercato della Cannabis negli Usa. E’ tempo di investire?

Tra fluttuazioni e rialzo in attesa del responso sulla riclassificazione della sostanza da parte del Dipartimento della Salute e dei Servizi Umani statunitense

Produzione di cannabis
Produzione di cannabis

New York, 19 settembre 2023 – Mentre in Italia si discute ancora sulla legittimità della vendita di 'cannabis light', quella per intenderci a basso contenuto di Cbd e a contenuto insignificante di Thc, negli Stati Uniti c'è chi si sta arricchendo (eccome) con la famigerata 'cugina': la cannabis propriamente detta. Già, perché di là dall'Atlantico diversi Stati a stelle e strisce hanno da tempo intrapreso un processo di depenalizzazione dell'uso (terapeutico o ricreativo, a seconda dei casi) dei fiori della famosa pianta, a partire dallo strappo della California sulla marijuana medica (datato 1996) e dai referendum sulla legalizzazione dell'uso ricreativo (dal 2012 in avanti, sottoscritti in 12 Stati). E oggi, mentre il Dipartimento della Salute e dei Servizi Umani degli Stati Uniti (Hhs) si interroga sull'opportunità passare la cannabis dall'elenco delle sostanze con alto potenziale d'abuso e basso potenziale medico (Schedule I) a quello delle sostanze con moderato potenziale d'abuso e un certo valore medico (Schedule III), i produttori stanno vedendo le quotazioni dei propri titoli in borsa fluttuare seguendo le indiscrezioni legislative. Ma, guardando al recente passato, il trend resta comunque un trend di forte crescita.

Trend al rialzo

Nella fattispecie, come spiegava nella giornata di venerdì 15 settembre il market analyst di eToro Gabriel Debach, “dopo il notevole rialzo del settore della cannabis osservato lunedì, con titoli come Canopy Growth in aumento dell'81% e Aurora Cannabis del 74%, insieme all'ETF MJ in crescita del 17%, martedì è stata una giornata di correzione, con l'ETF che ha registrato un calo di circa l'8%”. Ma è un fatto che “dalla fine di agosto, il mercato sembri essere diventato più ottimista, con l'indice di riferimento MJ in aumento del 50% circa, in seguito alle possibili revisioni normative in America”. Questo salvo il fatto che, anche se dovesse passare, la modifica legislativa di cui sopra richiederebbe comunque “l'approvazione del Congresso degli Stati Uniti, il che potrebbe non essere un processo semplice, considerando il contesto politico attuale e le altre questioni legislative urgenti”. Poi, come rimarca sempre Debach, nel comparto della cannabis restano ancora numerose sfide da affrontare, “tra cui una fiscalità onerosa, la concorrenza sleale del mercato nero, restrizioni sulla pubblicità e il marketing, problemi di finanziamento e incertezza normativa”.

Volatilità del settore 

Senza contare che “i raccolti di marijuana (sesta in America tra le coltivazioni con il maggior valore del raccolto all'ingrosso nel 2022) non sono inclusi nelle statistiche dell'Usda (Dipartimento dell'Agricoltura degli Stati Uniti) e non sono generalmente considerati prodotti agricoli, il che può comportare tasse più elevate e difficoltà nell'accesso ai soccorsi in caso di calamità”. Mentre le aziende del settore continuano ancora ad incontrare “ostacoli nell'ottenere finanziamenti bancari a causa delle restrizioni imposte dalla legge federale statunitense, che rende illegali i finanziamenti bancari per titoli legati alla cannabis”. Con il risultato, sul piano prettamente finanziario, di portare le aziende produttrici “a ricorrere finanziamenti diluitivi, aumentando il numero di azioni in circolazione e influenzando negativamente il valore percepito dagli investitori”. Contribuendo così “all'incertezza e alla volatilità del settore della cannabis nonostante le prospettive di cambiamento normativo”. Ma non minando, ci sentiamo di aggiungere, un futuro che sembra piuttosto roseo per un comparto che negli ultimi decenni ha vissuto un'esplosione che ha pochi paragoni.