
A tu per tu con i protagonisti dell’Istituto Farmaceutico militare, tra serre e macchine per i vaccini
Nelle serre dove si produce la cannabis terapeutica è sempre estate o primavera. Un ambiente ‘sospeso’ con temperatura e umidità controllate che permettono alle piante, tutte femmine riprodotte per talea, di crescere e fiorire. Saranno traformate in un farmaco, che è lo scopo per il quale sono state coltivate all’Istituto Farmaceutico militare di Firenze, un’eccellenza delle Forze armate al servizio anche della popolazione civile. Dalla pandemia, e sotto la guida del colonnello Arcangelo Moro, il Farmaceutico ha potenziato la sua operatività, fino a diventare strategica sul territorio nazionale. Il Covid ci ha fatto scoprire più deboli come sistema-paese, per quanto riguarda la produzione in emergenza di farmaci e vaccini.
Così nel reparto produzione sta entrando in funzione una macchina totalmente innovativa, che opera in ambiente sterile ed è in grado di infialare vaccini e anticorpi monoclonali, oltre a farmaci destinati agli autoiniettori per uso militare in caso di attacco chimico. Il macchinario è in corso di validazione da parte di Aifa, organismo con il quale il Farmaceutico si confronta e collabora giornalmente. E’ singolare vedere il numero di matricola 0001 sul macchinario, indice di un dispositivo di ultimissima generazione, ancora in corso di sperimentazione nel mondo ‘civile’.
Non è l’unico settore, quello dei vaccini, nel quale si sta facendo innovazione. Il processo è costante, e sta portando sostanziali novità. La nuova strada che si sta battendo, è quella dell’estrattore a freddo per ottenere l’olio di cannabis, ovvero la ‘materia prima’ che può andare direttamente in distribuzione ai farmacisti per i preparati specifici. Intanto il raccolto è cresciuto, da meno di un quintale dei primi anni di coltivazione, siamo arrivati adesso a oltre tre quintali. La coltivazione è in capo al biologo Giorgio Faggiana e al team di tecnici impegnati ogni giorno all’interno delle serre. "L’obiettivo è quello di produrre un farmaco – racconta Faggiana – per questo le piante sono riprodotte da talea, e vengono coltivate con il metodo idroponico: acqua e nutrimenti vengono date ‘in sospensione’. Le piante crescono fuori dal terreno, per non essere attaccate da infestazioni o altri problemi che possono derivare dalla terra".
Nelle serre, clima e luminosità vengono ricreati artificialmente, ci sono stanze per le piante da riproduzione dove è sempre primavera, stanze per la crescita dei nuovi esemplari, tutte figlie di ‘Maria’ la pianta zero, stanze per la fioritura dove invece viene riprodotta l’estate fino all’arrivo del raccolto. Un viaggio incredibile nella natura con l’obiettivo di cresce ancora nella quantità di prodotto. Il fabbisogno annuo nazionale è di 3 tonnellate, una parte arriva dall’Olanda, il rimanente dalla Spagna; anche la cannabis spagnola viene trattata qui al Farmaceutico che ha un’altra freccia nel suo arco: sostenere i cittadini attraverso la produzione dei farmaci orfani.
"Stiamo lavorando a un progetto – ha detto il colonnello Arcangelo Moro – che porterà a una mappatura definita delle malattie rare e degli integratori alimentari correlati. Un’attività, quella della produzione di integratori, che si affianca alla distribuzione dei farmaci orfani e che rende il nostro Istituto un hub per la difesa civile e militare. Sosteniamo la ricerca scientifica e la sostenibilità ambientale, assolvendo un compito etico – sociale nel rendere disponibili farmaci orfani/carenti, indisponibili sul mercato italiano, al fianco di tutte le persone affette da malattie rare, ovvero, con la produzione di cannabis terapeutica per un impiego clinico del dolore cronico per i pazienti affetti da malattie neurodegenerative, metaboliche e tumorali".