Venerdì 11 Luglio 2025
ANTONIO PETRUCCI
Economia

Cannabis light, un comparto da mezzo miliardo di euro a rischio

Il DDL Sicurezza, in vigore dallo scorso 12 aprile, renderebbe illegali molti dei 22mila posti di lavoro attuali. La preoccupazione di Coldiretti e Filiera Italia

Il DDL Sicurezza potrebbe mettere a rischio il settore della cannabis light (Foto iStock)

Il DDL Sicurezza potrebbe mettere a rischio il settore della cannabis light (Foto iStock)

Roma, 28 giugno 2025 – Il mercato italiano della cannabis light si trova oggi ad affrontare una fase di incertezza. Con un indotto che ha generato migliaia di posti di lavoro e un fatturato in costante crescita, il settore attende con il fiato sospeso le mosse del governo, in particolare in relazione al nuovo DDL Sicurezza.

Un mercato da cui “fioriscono” 500 milioni di euro l’anno

Secondo stime di settore, il mercato ha raggiunto un giro d'affari stimato tra i 300 e i 500 milioni di euro annui, cifre che lo posizionano come uno dei più dinamici in Europa. L'Osservatorio Federcanapa stimava un indotto occupazionale diretto e indiretto di circa 10-12.000 addetti, distribuiti tra coltivazione, trasformazione, distribuzione e vendita al dettaglio. Un ecosistema che comprende centinaia di aziende agricole, negozi specializzati (i “cannabis shop”), e-commerce e laboratori di analisi. Il successo è stato trainato dalla crescente consapevolezza dei consumatori sui potenziali benefici del Cbd (cannabidiolo), la molecola non psicotropa predominante nella cannabis light, utilizzata per prodotti che vanno dagli oli ai cosmetici, dagli alimentari alle inflorescenze.

Il DDL Sicurezza e le sue ricadute

Il recente DDL Sicurezza ha riaperto il dibattito sulla legalità della canapa non psicotropa, dunque con un principio attivo Thc ampiamente al di sotto dei limiti di legge, 0.2% con una tolleranza fino a 0.6%. Un'analisi del Centro Studi della Cannabis Light ha proiettato una perdita potenziale di oltre 8.000 posti di lavoro nel breve periodo, con la chiusura di un numero significativo di attività commerciali e la messa in ginocchio di molte aziende agricole che hanno investito ingenti capitali nel settore. Il DDL è in vigore dallo scorso 12 aprile, e il principio contestato dagli addetti ai lavori verte sull’equiparazione a spacciatore o a trafficante, di chi coltiva, lavora o distribuisce infiorescenze di canapa industriale. Non sono stati ritenuti sufficienti i dati dell’Organizzazione mondiale della sanità che ha rilevato, entro certi parametri, la canapa come sostanza sicura, con valore medico, che non crea dipendenza o danni alla salute. Resta possibile soltanto la produzione di infiorescenze con Cbd, destinate al florovivaismo professionale. Tutte le altre modalità di impiego sono vietate.

I numeri del settore

Stando ai dati raccolti da Mpg Consulting, la domanda italiana di cannabis light vale un miliardo di euro e genera 12.500 posti di lavoro legati alla filiera. Altri 10mila occupati lavorano nell’indotto, che riguarda i settori della coltivazione, della vendita, della lavorazione post-raccolta, della distribuzione. Il mercato contribuisce per 1,94 miliardi di euro all’economia nazionale, con un gettito fiscale di 364 milioni di euro e 22.379 posti di lavoro complessivi. Il DDL dovrebbe generare una contrazione di oltre 1,4 miliardi di euro, mentre l’occupazione nel settore si ridurrebbe a sole 6mila unità. Già nelle scorse settimane, Coldiretti e Filiera Italia avevano espresso forte preoccupazione circa il nuovo DDL, sottolineando che in Italia oltre 4.000 ettari sono coltivati a canapa, dalla Lombardia alla Sicilia, passando per Veneto, Puglia, Basilicata, Friuli Venezia Giulia e Sardegna. Un settore in crescita, si legge nella nota, che rischia ora di essere cancellato da una norma che ignora le potenzialità economiche, ambientali e sociali di questa filiera.