Giovedì 25 Aprile 2024

Caldaie a gas, stretta Ue: quando può scattare lo stop alla vendita. Cosa fare ora

Vertice a Bruxelles sull’ipotesi di nuovo regolamento. Allarme delle associazioni italiane dei produttori

Caldaie a gas: in arrivo le nuove regole Ue

Caldaie a gas: in arrivo le nuove regole Ue

Si va verso lo stop alla vendita in Ue delle caldaie a gas, a partire dal 1° gennaio 2029. A prevederlo è la bozza di revisione del regolamento Ecodesign esaminata ieri nel Consultation Forum della Commissione europea, ma i tempi sono ancora lunghi.

"Tutti gli Stati membri hanno chiesto più tempo per inviare i commenti", spiega Marco Grippa, program manager alla Ong Ecos, che fa parte della consulta ed era presente alla riunione di ieri. "Nessuno ha preso una posizione netta, tranne l’Italia che si è opposta". Il testo, che dovrebbe arrivare quest’anno alla versione definitiva, era già stato presentato a maggio 2022 nel pacchetto RepowerEu, quando l’esecutivo guidato da Ursula von der Leyen aveva proposto l’abbandono delle caldaie a gas dal 2029. La direttiva sulla performance degli edifici (EPBD) prevede a sua volta di bandire i sistemi a fonti fossili per tutti gli edifici nuovi o ristrutturati, ma lascia la porta aperta alle caldaie a gas, se predisposte per essere alimentate anche a idrogeno. Questa è anche l’impostazione di una legge che sta per essere approvata in Germania, con cui s’intende bloccare fin dal 2024 la vendita delle caldaie a gas non compatibili con l’idrogeno.

In base al RepowerEu, invece, la stretta sulla vendita di nuovi impianti inquinanti passerà attraverso "l’impostazione di limiti di progettazione ecocompatibile", con la revisione dell’etichetta energetica nell’ambito del cosiddetto Ecodesign, che deve essere effettuata entro il 2025.

Quel che sta accadendo è che i nuovi limiti proposti metterebbero direttamente fuori gioco le nuove caldaie a gas e tutti i sistemi di riscaldamento meno efficienti.

La nuova etichetta energetica che la Commissione europea si appresta ad approvare, infatti, pone una soglia minima di efficienza al 115%: è un valore che nessuna caldaia, né a gas né a idrogeno, né tanto meno a gasolio, riuscirà mai a raggiungere, e che escluderebbe anche i sistemi a resistenze elettriche. Ma come regolarsi d’ora in avanti? Una volta votata la norma, in pista rimarranno, di fatto, solo le pompe di calore, sia elettriche che a gas o ibride (cioè aiutate anche da sistemi a metano o idrogeno). Con costi di acquisto più alti, ma più bassi sul fronte dei consumi energetici, ridotti a un terzo. Per ha già una caldaia a gas non succede nulla.

Questa novità ha però messo in allarme le associazioni italiane legate al gas e alla caldaistica: Proxigas, Assogasliquidi, Assotermica, Federcostruzioni, Ance e Applia Italia, in una nota diffusa martedì hanno espresso infatti "preoccupazione". Per queste associazioni, l’approccio della Commissione è "basato su divieti che non tengono conto delle prospettive di sviluppo delle tecnologie e dei vettori energetici e, soprattutto, non considerano le specificità dei singoli Stati membri".

Secondo queste associazioni, se si permetterà di vendere solo dispositivi super-efficienti, che tagliano l’uso del gas e quindi le bollette, "per il nostro Paese, dove il gas è centrale nel settore domestico, si prospettano ricadute sulla competitività dell’industria, sulla sostenibilità economica e sociale per le famiglie, sulla stabilità e sulla resilienza del sistema energetico". Su questi temi c’è una battaglia industriale in corso, che vede storicamente l’Italia e la Germania grandi produttori di sistemi di riscaldamento.

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