Calcio malato, serve un miliardo. Debiti e gestione allegra: anche i ricchi piangono

Il 22 dicembre scade il termine per i versamenti degli arretrati a Fisco e Inps: si punta a un nuovo rinvio. Intanto è arrivato lo stop del Mef allo scudo penale e sportivo

Gabriele Gravina, presidente della Figc

Gabriele Gravina, presidente della Figc

Roma, 7 dicembre 2022 - Un regalo di Natale da 1 miliardo. È quello in cui spera – o forse è meglio dire sperava - il mondo dello sport e soprattutto il calcio professionistico italiano dal governo per non dover essere costretto il prossimo 22 dicembre a versare al Fisco e all’Inps almeno 800 milioni (150 di contributi previdenziali), oltre 600 dei quali relativi alla serie A. Ma c’è chi stima addirittura 1 miliardo di arretrati il cui pagamento, dopo lo scoppio della pandemia, è stato più volte rinviato grazie prima alla Legge di Bilancio 234/2021, poi al decreto legge 17/2022 e quindi a quello Aiuti 50 che aveva fissato, bloccando i pagamenti da gennaio a novembre 2022, la scadenza del 16 dicembre, poi spostata al 22.

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Una data da incubo per una serie A che nel triennio 2019-2022 avrebbe accumulato perdite per oltre 3 miliardi e con il calcio professionistico che vede uno squilibrio finanziario secondo il report 2022 della Figc di 5,3 miliardi. Il desiderio del mondo del calcio, rispecchiato nell’emendamento bipartisan al decreto Aiuti quater presentato in Parlamento che però ieri ha ricevuto lo stop dal Mef, è di ritardare i versamenti, non pagare sanzioni e interessi e avere uno scudo penale e sportivo. Quindi rateizzare quanto dovuto fino a un massimo di 60 rate mensili di pari importo, con il versamento solo delle prime tre entro il 22 dicembre. Il calcio chiede anche l’assenza di sanzioni e interessi, escludendo l’intervento delle Procure, non solo quella federale: i mancati versamenti annuali di Irpef e Iva oltre rispettivamente i 150mila e i 250mila euro fanno scattare la rilevanza di reato verso manager e società, a rischio anche di provvedimenti disciplinari in ambito sportivo.

Le società di serie A (con poche eccezioni per chi è in regola come la Fiorentina), cercavano così un salvagente dopo le perdite da pandemia con la denuncia di pochi aiuti pubblici, ma anche un monte salari cresciuto l’anno scorso del 29% a 2,1 miliardi e pari ormai all’82% dei ricavi. Per questo in Parlamento è arrivato anche un secondo emendamento per allungare da 3 a 5 anni la durata dei diritti tv. Oltre al Mef, un po’ meno d’accordo sul regalo miliardario al calcio in un decreto pensato per aiutare famiglie e imprese contro il caro-bollette, potrebbero essere però anche i 38,5 milioni di contribuenti italiani che, secondo la Cgia, solo a novembre avrebbero versato all’Erario circa 69 miliardi. Il rinvio, spiega Nicola Forte, dottore commercialista con studio a Roma, è stato consentito per legge. E pagare tutto sarebbe anche per un’azienda un problema. Resta il fatto che di fronte a un avviso bonario del Fisco un contribuente può rateizzare fino a 5 anni ma con il 10% di sanzioni e un interesse annuo del 4%. Sanzioni che per le cartelle esattoriali salgono inizialmente al 30% e sono ancora più alte per i contributi. Così, su 800 milioni o un 1 miliardo, lo sconto al calcio in cinque anni oscillerebbe tra i 200 e oltre 300 milioni.