Caffitaly fa rotta sull’Australia Una partnership con Coca Cola per distribuire macchine e capsule

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Antonio Del Prete

GAGGIO MONTANO (Bologna)

DAI 42 dipendenti del 2006, peraltro in cassa integrazione, agli oltre 400 di oggi. Domani chissà. Perché crescere significa assumere nell’ottica di Andrea Clementini, amministratore delegato di Caffitaly. Un’azienda, quella creata dai fondatori della Saeco a Gaggio Montano, nel Bolognese, che produce macchine e capsule da caffè. E le vende in tutto il mondo rispettando gusti e abitudini di ogni Paese.

Clementini, come si è chiuso il 2018 per Caffitaly?

Bene, abbiamo consolidato i nostri risultati con una crescita del 7% del fatturato (150 milioni di euro nel 2017, ndr) e siamo entrati con successo nei segmenti delle capsule compatibili.

Quanto incide l’export?

Molto: nel 2018 abbiamo venduto 1, 4 miliardi di capsule, di cui 250 milioni in Italia e il resto all’estero. Ma sul mercato italiano i progressi superano il 10%.

Quali sono i mercati in cui vendete di più?

Germania, Austria, Svizzera, Portogallo, Spagna, Brasile e Australia, dove di recente abbiamo siglato un contratto importante con Coca Cola Amatil, uno dei maggiori imbottigliatori di Coca Cola nel mondo. Confezioniamo per loro in co-branding, quindi con il marchio del torrefattore e con il nostro, macchine e capsule. La rete di distribuzione di Coca Cola è eccezionale.

Gli obiettivi del 2019?

Gennaio si è chiuso con una crescita in doppia cifra rispetto allo stesso periodo dell’anno scorso. Abbiamo lanciato un sistema compatibile Dolce Gusto, che come l’originale rappresenta una barriera per l’ossigeno al 100%. Inoltre, puntiamo in maniera decisa sugli Stati Uniti, dove c’è una grande possibilità di sviluppo. Anche gli americani, molto legati alla loro bevanda, si stanno incuriosendo riguardo ai diversi modi di gustare il caffè.

E in Brasile, una delle patrie mondiali del caffè, nel 2017 il vostro è stato riconosciuto come il miglior prodotto in capsula. Una bella soddisfazione, ci sono segreti da svelare?

Il nostro segreto è la tecnologia: l’alta pressione dei doppi filtri consente di estrarre il caffè al meglio in tutto il mondo, e questo è quello che conta. È il frutto del mix tra capsula e macchina. Per questo i marchi più importanti gravitano intorno a noi.

Il sistema combinato macchina-capsula vi consente di fidelizzare i clienti?

Assolutamente sì. Ma ci sono anche altre ragioni.

In primo luogo, col nostro sistema si possono degustare diverse bevande oltre al caffè, che comunque rappresenta il 90% del nostro business. Penso al tè, che ci vede in partnership con Twinings, o alle tisane, in co-branding con Ricola. In Italia vanno molto anche l’orzo e il ginseng. E poi abbiamo un approccio semi-aperto. Per esempio, non insegniamo ai brasiliani che il caffè italiano è più buono. Piuttosto, grazie alla nostra tecnologia, esaltiamo le caratteristiche organolettiche del loro prodotto. E così dappertutto. In ogni Paese lavoriamo in partnership con i migliori torrefattori.

Sono loro i vostri clienti ideali?

Certo. Cionondimeno in diversi mercati siamo presenti mediante accordi con i distributori.

Ci sono nuove partnership all’orizzonte?

Stiamo sviluppando una bevanda con un marchio importante del cioccolato, che non posso citare per ragioni di riservatezza. Lavoriamo per creare un prodotto che rispetti i criteri qualitativi dell’azienda.

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