Buoni e cattivi tra supermercati e aziende

Petrolio a buon mercato e ansia da contatto. La pandemia ha fornito alle multinazionali della chimica due buone ragioni per inondare il mondo di plastica fossile.

Petrolio a buon mercato e ansia da contatto. La pandemia ha fornito alle multinazionali della chimica due buone ragioni per inondare il mondo di plastica fossile. Ma le immagini degli oceani e dei fiumi inquinati hanno sensibilizzato l’opinione pubblica sui danni della plastica fossile. Da qui l’impennata di plastica riciclata utilizzata dalle aziende che hanno aderito al New Plastics Economy Global Commitment, aumentata complessivamente del 22% tra il 2018 e il 2020. Il risultato dal secondo rapporto della Ellen MacArthur Foundation, che ha promosso l’iniziativa insieme all’Unep, il programma dell’Onu. "Siamo di fronte a un vero progresso, una bella sorpresa l’aumento del contenuto riciclato", ha detto Sander Defruyt della Ellen MacArthur Foundation.

Tra i firmatari le aziende responsabili di oltre un quinto di tutti gli imballaggi in plastica, come Danone, Mars, Unilever, Coca Cola, PepsiCo, H&M, L’Oreal, oltre a specialisti nella gestione delle risorse come Veolia e produttori di materie plastiche, dal colosso del polietilene Borealis al campione italiano delle bioplastiche Novamont. La crescita nell’utilizzo di plastica riciclata è stata trainata da supermercati come Walmart, che ha aumentato la quantità di plastica riciclata da 0 al 9%, o Lidl, da 0 al 6%. Tra le aziende di beni di consumo, invece, molte hanno fatto progressi minimi: Mars, Mondelez e Keurig usano meno dell’1% di plastica riciclata, a dispetto del loro impegno di arrivare al 5-30% entro il 2025. Nestlé è ferma al 2% e il colosso dei prodotti per la casa Reckitt Benckiser al 3%. Al momento, la riduzione è dovuta alla sostituzione con altri materiali. Nel settore degli imballaggi, che assorbe un quarto dei 380 milioni di tonnellate di materie plastiche prodotte ogni anno, c’è una forte richiesta di contenitori a base di fibre vegetali, biodegradabili e compostabili. Fra i materiali già da tempo in commercio, ci sono le alternative di fibre vegetali per i contenitori del cibo da asporto, come quelle famose prodotte da Novamont o quelle di Footprint che parte dalle fibre utilizzate per produrre cartone, addensandole in modo da farle diventare altrettanto stabili della plastica, con il vantaggio di poterle anche riscaldare nel microonde. L’olandese Avantium produce bottiglie biodegradabili, supportate sia da Carlsberg che da Coca-Cola e Danone. Per la fondazione Ellen MacArthur, però, bisognerebbe puntare alla riprogettazione radicale del sistema, per tagliare alla radice la necessità di imballaggi.

e. c.

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