
Emanuele Orsini, 51 anni, presidente di Confindustria dal maggio 2024
Un’Europa appesantita dalle incertezze globali e dai venti protezionistici. È il quadro dipinto dalle nuove previsioni economiche della Commissione Ue, che segnalano una crescita in frenata ovunque, Italia compresa. Secondo le stime di primavera di Bruxelles, infatti, il nostro Pil aumenterà dello 0,7% nel 2025, una cifra che segna un deciso passo indietro rispetto allo scorso novembre, quando si ipotizzava un +1%. Per il 2026 si prevede un lieve miglioramento, con una crescita dello 0,9%. Ma non basta: il debito pubblico, zavorrato dagli effetti delle misure straordinarie come il superbonus, continuerà a salire fino al 138,2% del Pil, nonostante una riduzione graduale del deficit, previsto in calo dal 3,4% al 2,9% nei prossimi due anni.
La fotografia è tutt’altro che incoraggiante anche a livello continentale. L’Eurozona, che a novembre si sperava potesse crescere dell’1,3% nel 2025, vedrà invece un incremento contenuto allo 0,9%, mentre l’Ue nel suo complesso si fermerà all’1,1%. La Germania, dopo due anni di contrazione consecutiva, quest’anno resterà praticamente ferma, prima di un timido rimbalzo all’1,1% nel 2026. Anche la Francia rallenta, con una previsione di crescita allo 0,6% per il 2025.
Nonostante ciò, ha ricordato il Commissario Ue all’Economia Valdis Dombrovskis, "i rischi sono orientati al ribasso" e l’Ue "resta un posto stabile dove fare affari", ma servono "azioni decisive per rafforzare la competitività". Con un’escalation tariffaria, ha avvertito, "tutti perderebbero".
Secondo l’esecutivo di Bruxelles, l’Italia è tra i Paesi Ue più esposti agli Stati Uniti tramite le catene globali del valore, soprattutto nei beni, e i dazi di Trump potrebbero pesare per lo 0,25% del Pil a fine 2026. Più in generale l’economia italiana sarà ancora sostenuta dalla domanda interna e dagli investimenti, in particolare con il Pnrr.
Uno scenario che preoccupa Confindustria, secondo cui l’industria italiana è "a rischio dazi". Dopo un primo trimestre 2025 più brillante del previsto, con un incremento del Pil dello 0,3% e della produzione industriale dello 0,4%, il secondo trimestre potrebbe segnare un’inversione di marcia. Le incertezze internazionali si riflettono sulla fiducia delle imprese, che resta fragile. "Le alterne decisioni dell’amministrazione Trump tengono alta la tensione e frenano export e investimenti", rileva il centro studi dell’associazione.