Martedì 23 Aprile 2024

Brexit, Stellantis vuole rinegoziare "A rischio le fabbriche inglesi"

Regola "insostenibile" dal 2024 sulla componentistica: "Chiuderemo gli impianti"

Brexit, Stellantis vuole rinegoziare  "A rischio le fabbriche inglesi"

Brexit, Stellantis vuole rinegoziare "A rischio le fabbriche inglesi"

Fabbriche di auto che chiudono, con migliaia di lavoratori licenziati e un impatto economico devastante. È questa la fosca profezia di Stellantis, nel caso in cui il governo britannico di Rishi Sunak non decida di posticipare l’entrata in vigore di una discussa regola introdotta con la Brexit. In base a questo trattato, nel 2024 il 45% dell’intera componentistica di un veicolo elettrico commerciale deve provenire obbligatoriamente dal Regno Unito o dall’Europa. Un provvedimento pensato per favorire l’industria britannica ed europea, che invece Stellantis chiede di cambiare, altrimenti sarà costretta a chiudere i suoi impianti d’Oltremanica: "In questo momento, non siamo in grado di rispettare la Rules of Origin", ha dichiarato in un documento presentato alla Camera dei Comuni. "Se il costo della produzione di veicoli elettrici nel Regno Unito diventa non competitivo e insostenibile, le operazioni chiuderanno", ha precisato Stellantis. Il gruppo automobilistico che controlla anche la Fiat possiede in Inghilterra impianti a Ellesmore e Luton che producono veicoli con il marchio Vauxhall. Stellantis, come fanno notare i media inglesi, è la prima società che chiede di rivedere gli accordi sulla Brexit. Il divorzio dalla Ue, del resto, è sempre più di frequente messo in discussione: persino Nigel Farage, il "profeta" del divorzio tra Londra e Bruxelles, due giorni fa ha ammesso che l’operazione si sta rivelando un fallimento.

Tornando al caso Stellantis, la richiesta è legata al problema della batterie, che provengono in gran parte dall’Asia rischiando di far "sballare" il criterio del 45%. Se questa regola non sarà soddisfatta le auto prodotte in Gran Bretagna e destinate al mercato Ue dovranno sottostare a una tariffa doganale del 10%. Un fattore che, a giudizio di Stellantis, rischia di mettere fuori mercato la produzione di Ellesmore Port e Luton. Nei due impianti britannici lavorano attualmente circa 2.200 persone il cui futuro sarebbe di conseguenza a rischio. "Per rafforzare la sostenibilità dei nostri impianti di produzione, il Regno Unito deve riconsiderare i suoi accordi commerciali con l’Europa", afferma ancora il documento inviato alla Camera dei Comuni.

Elena Comelli

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