Borsa, Milano a picco: cede oltre il 6%. L'Europa brucia 400 miliardi. Gas, nuovo record

Piazza Affari crolla sulla scia delle altre piazze europee e dei listini Usa nel giorno dell'attacco alla centrale nucleare ucraina di Zaporizhzhia

Un operatore a Wall Street (Ansa)

Un operatore a Wall Street (Ansa)

Roma, 4 marzo 2022 - Piazza Affari a picco sulla scia delle altre piazze europee e dei listini Usa nel giorno dell'attacco alla centrale nucleare ucraina di Zaporizhzhia. Il Ftse Mib crolla del 6,24%. A Francoforte il Dax cede il 4,41% a 13.097 punti, a Londra l'Ftse 100 arretra del 3,59% a 6.978 punti, a Parigi il Cac arretra del 4,97% a 6.061 punti. Giù anche Wall Street (il Dow Jones ha chiuso a -0,53%, il Nasdaq a -1,66%).

Le principali borse europee hanno bruciato 393,71 miliardi di euro di capitalizzazione in una sola giornata. Piazza Affari ne ha mandati in fumo 36,14 miliardi, che salgono a 83,96 miliardi dallo scorso 24 febbraio, giorno del primo attacco della Russia all'Ucraina.

Ha segnato un nuovo record il gas in chiusura di contrattazioni sulla piazza di Amsterdam. Per un MWh di metano il prezzo finale è stato di 204,15 euro, in rialzo del 26,94% rispetto alla seduta precedente. Toccato il record di 208 euro, con un rialzo del 29,5% nella seconda parte della seduta. Il petrolio ha chiuso con un balzo a New York, dove le quotazioni guadagnano il 6,43% a 114,59 dollari al barile. Il Brent del Mare del Nord ha chiuso a Londra a 118,11 dollari, livello che non raggiungeva dall'agosto 2008. Il prezzo è aumentato del 6,92%, pari a circa 7 dollari.

Tornando a Piazza Affari, oltre una settimana di guerra costa alla Borsa di Milano una perdita complessiva superiore al 12%. Si tratta della performance peggiore tra i principali mercati europei. Le altre borse hanno sofferto ma hanno saputo attenuare maggiormente i picchi negativi, tanto che il bilancio parziale vede Francoforte cedere il 10,1%, Parigi il 10% e Londra fermarsi al -6,1%. Dopo i due primi giorni in cui il mercato ha oscillato bruscamente, -4,10% giovedì 24 febbraio, quando all'alba il mondo si è svegliato con l'annuncio dell'inizio delle operazioni belliche, e un rimbalzo del +3,59% venerdì 25 febbraio, nelle cinque sedute seguenti il listino ha inanellato quattro ribassi, di cui due sopra il 4%.

Tim e i titoli bancari sono stati i più bersagliati dalle vendite, per motivi diversi. Sulle banche hanno inciso le incertezze relative all'esposizione verso la Russia e alle conseguenze delle sanzioni, mentre per Tim hanno giocato negativamente i conti 2021 chiusi con un rosso di 8,7 miliardi di euro e la poca chiarezza sulla guidance del 2022, mentre l'ancora di salvezza dell'Opa di Kkr con la sua valutazione di 0,50 euro per azione sembra ormai tramontata. Come risultato complessivo il titolo segna una perdita di circa il 34,2% con prezzo sotto gli 0,25 euro, al minimo storico. Tra le banche la performance peggiore è di Unicredit, la più esposta in Russia.