Bonus giovani, si tratta sui 35 anni. Contributi dimezzati fino al 2020

Confermate le altre agevolazioni. Rafforzato il piano povertà

Manovra, sindacati in piazza - Ansa

Manovra, sindacati in piazza - Ansa

Roma, 16 ottobre 2017 - Sgravi contributivi fino a 35 anni e rinvio della decisione sull’aumento dell’età pensionabile. È attorno a queste due opzioni che si sta svolgendo in queste ore l’ultima battaglia tra rigoristi e realisti (quelli che guardano alla campagna elettorale alle viste) sulla manovra per il 2018. È certo, infatti, che la parola d’ordine della legge di Bilancio sarà lavoro, con l’introduzione di una batteria di bonus per le assunzioni stabili dei giovani, ma solo alla fine sarà stabilito se l’operazione riguarderà gli under 35 (come si sosteneva fino a tarda sera) o si fermerà agli under 32, con la possibile estensione dello sconto anche alle nuove partite Iva. E, ugualmente, solo oggi verrà sciolto il nodo del rinvio al 2018 della decisione sull’incremento dell’età pensionabile legato alla speranza di vita. Una scelta che servirebbe anche ad ammorbidire i sindacati, tanto più che il capitolo previdenza sarà quasi vuoto: solo una riduzione, per le lavoratrici, dei requisiti contributivi (6 mesi per ogni figlio, fino a due anni massimo) per l’Ape social, il che avrebbe un impatto positivo solo su 4 mila donne. 

Manovra, super ticket più leggero. Multe in arrivo a chi non ha il Pos   Il pacchetto giovani, dunque, sarà al centro della legge di Bilancio. Lo hanno anticipato a più riprese il premier Paolo Gentiloni e il ministro dell’Economia Pier Carlo Padoan. E non è un caso che anche il governatore di Bankitalia, Ignazio Visco, insista sul punto: «L’importante è che la ripresa non deragli e quindi capisco la preoccupazione del governo a cercare di mantenere questo stimolo alla crescita». 

Ma vediamo gli interventi in arrivo. Gli stanziamenti per il capitolo lavoro ammontano a 338 milioni nel 2018 per poi salire a circa 2 miliardi. Lo sgravio per l’assunzione con contratto stabile di un giovane consisterà nel taglio del 50% dei contributi per tre anni: lo sconto parte da 3.250 euro, ma potrebbe salire a 4.030 euro l’anno. La fascia di età, per il solo 2018, potrebbe arrivare a 35 anni, mentre dagli anni successivi scendere a 29 anni in termini strutturali.  Nella operazione rientrano tanto le nuove assunzioni quanto la stabilizzazione di contratti a termine e di apprendistato. La spinta verso o 35 anni nasce anche dai risultati del bonus analogo del 2016: nell’ipotesi che il meccanismo funzionasse come quello del 2016, non si andrebbe oltre i 188 mila assunti incentivati con età fino a 29 anni. Al Sud il bonus, però, dovrebbe essere confermato al 100 per cento della contribuzione: e riguarderebbe anche i disoccupati senior. E lo stesso (100 per cento di sgravio) accadrebbe per i «Neet» (under29 che non studiano e non lavorano) che sono registrati al Programma Garanzia Giovani. Verrebbe confermato anche l’esonero contributivo integrale per l’assunzione stabile di studenti, una volta diplomati o laureati, che abbiano svolto (presso lo stesso datore) un periodo di formazione in alternanza scuola-lavoro, o in apprendistato di primo o di terzo livello.    Per tutti i casi viene introdotta, comunque, una norma anti-licenziamenti strumentali. Le imprese che licenziano o che hanno licenziato nei sei mesi precedenti nella stessa unità produttiva non saranno ammesse o perderanno il bonus per una nuova assunzione. Nel 2018, ricordiamo, scadono i vecchi bonus 2015 e il rischio di una ondata di licenziamenti è completamente fondato.  La legge di Bilancio, infine, conterrà uno specifico credito di imposta per la formazione. Mentre per il «sociale» arriverà il finanziamento del nuovo reddito di inclusione, sul quale il governo punta a mettere sul piatto 600 milioni in più nel 2018, 900 milioni nel 2019 e 1,2 miliardi nel 2020. 

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