Inflazione e bonus edilizi: ecco perché non sono gli incentivi a causare i rincari

Secondo la Cna, l'indice dei prezzi delle costruzioni in Italia è aumentato del 9,7% contro una media europea del 20%

Edilizia

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I governi negli ultimi anni hanno puntato molto sui bonus edilizi come volano per la crescita economica. L’obiettivo era di far ripartire un settore, quello delle costruzioni, che fa da traino a tutto il tessuto produttivo. Stando ai dati Ance, infatti, il comparto ha contribuito per un terzo al rimbalzo del Pil (+6,5%) che si è registrato nel 2021. Insomma, tutto il sistema economico ha avuto benefici dal rilancio dell’edilizia. Nonostante gli ottimi numeri, però, negli ultimi mesi gli incentivi al settore sono stati considerati responsabili di una buona parte della fiammata inflazionistica che si è verificata. L’accusa è che i rincari delle materie prime e dei semilavorati siano stati determinati dai bonus elargiti alle imprese. Una vulgata che, secondo la Cna, è falsa.

In una recente analisi della Confederazione nazionale dell’artigianato si legge che dalle “rilevazioni di Istat ed Eurostat emerge una realtà molto diversa da come viene raccontata”. Mettendo a confronto gli indici dei prezzi di diversi Paesi europei, infatti, si scopre che gli incentivi all’edilizia non hanno avuto alcun ruolo nell’aumento dell’inflazione. “I bonus” prosegue la nota della Cna “dal 110% a quelli minori, mostrano un impatto nullo sul problema degli incrementi dei prezzi di materie prime e semilavorati”. Per l’associazione, infatti, il caro materiali è un fenomeno globale e, su questo fronte, l’Italia è tra i Paesi “più virtuosi”. I numeri, del resto, parlano chiaro. A fronte di una crescita dell’indice dei prezzi delle costruzioni nell’Unione europea pari al 20% nell’ultimo trimestre del 2021, l’Italia ha registrato un incremento del 9,7%.

Meglio di noi ha fatto soltanto la Grecia, con un aumento del 4,2%. Questo mentre nei Paesi dove non sono stati adottati bonus per l’edilizia gli aumenti sono stati molto più sostenuti. È il caso della Germania (+24,1%), della Spagna (+19%), della Repubblica Ceca (43%) e dell’Ungheria, dove l’indice ha segnato addirittura un incremento del 74%. Numeri che trovano conferma anche nei dati relativi al primo trimestre del 2022. Per la Cna c’è anche un altro errore nell’analisi costi-benefici che si fa degli incentivi al settore delle costruzioni. Secondo molti, infatti, i bonus varati negli ultimi due anni sono responsabili delle difficoltà di approvvigionamento dei materiali. Tuttavia, spiega la Cna “l’accelerazione della domanda globale già da un anno ha messo in crisi molti settori in termini di puntualità delle forniture”. Come è avvenuto del resto in Francia dove, pur senza bonus edilizi e con un mercato edile in fase di ristagno, “la percentuale di imprese delle costruzioni che lamentano riduzioni dell’attività a causa dei materiali è schizzata dal 4 al 39% in appena 10 mesi”.

Secondo la Cna, il vero problema degli incentivi è invece l’atteggiamento erratico dei governi che si sono succeduti dal 2020 a oggi. Un atteggiamento che ha determinato una “mancanza di certezza nel tempo e di stabilità” degli strumenti varati a sostegno del settore. “Quasi trenta modifiche legislative in meno di due anni alimentano solo confusione” prosegue la nota della Cna. Senza considerare che i meccanismi per la cessione dei crediti sono stati cambiati quattro volte in tre mesi. Circostanza, quest’ultima, che ha “paralizzato di fatto il mercato”.