Bonus 3000 euro fringe benefit, bollette e benzina: aiuto in busta paga (ma per pochi)

Rimborsi per 2,5 milioni di dipendenti da erogare entro fine anno. Tiepidi i datori di lavoro: "Poco tempo per aggiornare le piattaforme"

Milano, 15 novembre 2022 - Un aiuto ma non per tutti, con il rischio di dividere imprese e lavoratori e scatenare una corsa contro il tempo. Stiamo parlando dell’innalzamento da 600 a 3.000 euro della soglia esentasse dei fringe benefit decisa con il decreto Aiuti Quater varato il 10 novembre. Un contributo pensato dal Governo Meloni come una sorta di "tredicesima detassata per aiutare i lavoratori a pagare le bollette", ma accolto senza entusiasmo dalle imprese.

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I fringe benefit sono compensi in natura che il datore di lavoro offre ad personam ai dipendenti. Per esempio auto aziendale, casa, cellulare, pc. Non vanno confusi con i flexible benefit, integrati nei piani di welfare aziendale e che, in genere, attraverso piattaforme fornite da banche, assicurazioni o operatori specializzati, offrono a tutti beni e servizi dalle spese di trasporto alla palestra, dai corsi di lingue ai viaggi, dalla previdenza complementare all’assistenza sanitaria.

Tutti i benefici aziendali
Tutti i benefici aziendali

Se i flexible benefit interessano circa 4 milioni di lavoratori su una platea di 18 con circa 2 miliardi erogati nel 2021, ma che secondo Giacomo Lovati, Chief Beyond Insurance Officer di UnipolSai che ha lanciato per questo settore WelBee, presto si dovrebbe arrivare a 10, i fringe benefit hanno dovuto fare i conti con un tetto ristretto di esenzione fiscale. Tetto che dagli iniziali 258 euro è salito ai 600 del 2022 con il governo Draghi che tra i benefit esentasse ha previsto anche il rimborso delle bollette di luce e gas. Il decreto Quater dunque ha alzato questa soglia a 3.000 euro, tetto da cui sono esclusi i 200 euro di buoni carburante e nel quale, secondo una recente circolare dell’Agenzia delle Entrate, rientrano le somme rimborsate a dipendenti e assimilati come i collaboratori anche per le spese sostenute per pagare le utenze domestiche.

I consumi riguardano il 2022 e sono relativi a immobili abitativi di proprietà o in affitto anche in condominio del dipendente e dei suoi familiari. Toccherà ai lavoratori fornire al datore di lavoro certificazioni o autocertificazioni che attestino il pagamento delle bollette. Il decreto ha posto però come scadenza per la validità del tetto esentasse fino a 3mila euro il 12 gennaio 2023. Da qui, avverte Marco Assenti, consulente del lavoro e responsabile per le Marche dell’Area lavoro di Confprofessioni, una vera e propria corsa contro il tempo delle aziende per calcolare, tenendo conto dei benefit già erogati quest’anno, per esempio il valore dell’auto o della casa, l’adeguatezza fiscale. E facendo attenzione, aggiunge Assenti, all’assurdità rappresentata dal fatto che basta sforare di un centesimo il tetto per perdere tutto il beneficio e dover pagare imposte e contributi. Così, le associazioni che rappresentano i direttori delle risorse umane come Gidp e Aidp, pur parlando di misura positiva, sottolineano i tempi ristretti lasciati alle aziende per arrivare – anche con nuovi benefit come carte acquisti o buoni spesa – al tetto dei 3.000 euro e la necessità che la Legge di Bilancio stabilizzi le norme.

Più negativi gli imprenditori con il presidente di Confindustria Carlo Bonomi che sottolinea la platea ridotta di chi ne beneficerà (si stimano 2,5 milioni di lavoratori) e il fatto che a pagare per il caro-bollette siano ancora una volta le imprese. E di "strumento pericoloso" ha parlato anche Giovanni Baroni, alla guida della Piccola Industria "perché sposta la contrattazione dal livello centrale a quello locale creando distinguo tra le aziende floride e quelle in difficoltà e quindi rischia di portare a forme di scontro sociale tra lavoratori e imprese".