Mercoledì 24 Aprile 2024

Bollette energia, sull'industria del Sud aumenti per oltre 8 miliardi

Secondo Svimez, le imprese del Mezzogiorno sono più colpite a causa delle ridotte dimensioni che le rendono meno efficienti

Piccole imprese

Piccole imprese

La crisi del gas si abbatte anche sul Sud Italia, che uscirà dal 2022 con una bolletta energetica aumentata di 8,2 miliardi di euro rispetto al periodo pre pandemico. È questo quanto emerge dai conti fatti da Svimez, l’associazione per lo sviluppo dell’industria del Mezzogiorno, secondo cui i rincari appesantiranno i bilanci delle imprese meridionali, erodendone la redditività in misura molto maggiore rispetto al resto del Paese. Lo studio scompone su base territoriale gli effetti dello choc energetico. Per la manifattura italiana nel suo complesso il conto è di 42,9 miliardi di euro, il 20% dei quali - 8,2 miliardi appunto - a carico delle aziende del Mezzogiorno. Aziende che, però, pesano per meno del 10% sul valore aggiunto totale prodotto dall’industria italiana, un dato che rende ancora più evidente il peso del contraccolpo per il Sud Italia. L’analisi dell’istituto di ricerca parte dalla constatazione del maggiore fabbisogno energetico dell’industria del Sud.

Fabbisogno determinato dal peso maggiore di settori a grosso consumo di energia, da una più alta incidenza dei costi di trasporto verso i mercati di sbocco e di approvvigionamento delle merci, ma soprattutto dalla maggiore presenza di imprese di piccola dimensione (80% contro il 60% del Centro-Nord), le quali sono caratterizzate da minori livelli di produzione e da una più alta incidenza dei costi energetici sui ricavi. Aziende di minori dimensioni, infatti, possono risultare meno efficienti nella gestione di processi produttivi energivori e nella capacità di contrattare costi di approvvigionamento dell’energia contenuti. Sono anche meno pronte a introdurre pratiche di risparmio e di innovazione per ridurre l’inquinamento. A conferma di questo ci sono anche i dati Eurostat, che rilevano che nel secondo semestre 2021 le piccole imprese italiane hanno pagato l’energie elettrica 181 euro al kilowattora contro i 139 delle aziende di maggiori dimensioni. Come detto, la differente struttura produttiva del Sud si riflette nel diverso impatto della crisi energetica sulla redditività aziendale e sui costi di produzione. Il rapporto tra consumi energetici totali misurati in ktep (ovvero migliaia di tonnellate equivalenti di petrolio) e valore della produzione in milioni di euro è molto squilibrato.

A parità di produzione, l’industria meridionale consuma 0,036 ktep per milione di euro, circa il triplo di energia rispetto al Centro, più del doppio del Nord-Ovest e quasi due volte il Nord-Est. Il fabbisogno di energia elettrica al Sud e nelle isole è rispettivamente di 68 e 57 gigawattora per 100 milioni di euro di valore aggiunto, tre volte quello dell’industria del Centro e il doppio del Nord. Il quadro cambia poco se si considerano i consumi di gas. Il Sud, in questo caso, risulta allineato al Nord-Est ma presenta un consumo doppio rispetto al Centro e al Nord-Ovest. La forte incidenza di piccole e medie imprese, inoltre, determina anche una differenza nel costo medio ponderato dell’energia elettrica, valutata da Svimez nel 5,5%: 173 euro/kwh al Sud contro 164 euro al Centro-Nord. L’incidenza dei costi diretti, di energia elettrica e gas, sul totale dei costi di produzione è stimata in aumento di quasi 7 volte (da 1,2% a 8%) tra il 2019 e il 2022, a fronte di incrementi più contenuti nel Nord-Est (da 0,7 a 4,8%), nel Nord-Ovest (da 0,6 a 3,6%) e nel Centro (da 0,4 a 2,6%). A venire intaccata da questa esplosione dei prezzi è la redditività. Incrementando il costo di produzione con il differenziale di spesa energetica, Svimez calcola una riduzione del margine operativo lordo per le industrie meridionali del 6,8%, a fronte del 4,1% del Nord-Est, del 3% del Nord-Ovest e del 2,2% del Centro.