Martedì 23 Aprile 2024

Bocciata la tassa di successione di Letta. "Si uccide l’economia"

L’economista Sapelli stronca l’imposta di successione proposta dal leader Pd. "Idea grave. La sinistra non conosce il Paese reale, è spinta solo da ideologie"

Il professor Giulio Sapelli, 74 anni, ha scritto decine di saggi di economia e storia

Il professor Giulio Sapelli, 74 anni, ha scritto decine di saggi di economia e storia

"Non è solo sbagliata. Ma è una cosa estremamente grave. In nessun altro Paese europeo si sta immaginando qualcosa di simile". Una cattedra alla Statale di Milano, Giulio Sapelli è uno dei più noti studiosi di storia dell’economia italiana. E ha soprattutto una caratteristica: è abituato ad andare controcorrente. Stronca quindi l'imposta di successione sui patrimoni immobiliari per dare più soldi ai giovani proposta da Letta.

Perché lo scambio proposto dalla sinistra, e già bocciato da Draghi, non va?

"Guardi, proporre oggi una patrimoniale di questo tipo è molto grave. Oltre a essere una follia rischia di creare un danno incalcolabile al nostro cuore produttivo, al tessuto delle piccole e medie imprese. Sarebbe sufficiente fare un giro nelle campagne dell’Emilia o del Veneto per toccare con mano queste realtà, con le fabbriche o i laboratori che nascono a pochi metri dalle case di famiglia. Tassare questi immobili in una fase così delicata avrebbe un impatto letale sui conti di queste aziende e sull’intero sistema economico".

Perché spuntano queste idee? Letta non è un ingenuo...

"Molto probabilmente sono spinti solo dall’ignoranza. La sinistra non conosce il Paese reale, continua a essere mossa da spinte ideologiche. Basti pensare agli effetti nefasti delle lenzuolate di Bersani... Solito vizietto della sinistra di risolvere tutti i problemi usando le tasse".

Non è che anche lei è mosso dall’ideologia?

"Macché. Basta guardare a quello che avviene all’estero. Prendiamo il caso dell’operazione cashback fatta sulla carta per eliminare il contante. Crociata difficile da capire se si pensa che a Berlino ci sono addirittura ristoranti che rifiutano la carta di credito. E siamo in Germania...".

Ma allora da dove nasce l’idea della patrimoniale?

"Diceva Andreotti che a pensare male si fa peccato, ma spesso ci si azzecca. In Francia nei programmi degli istituti di alta formazione, questa idea è considerata uno strumento di distruzione dell’economia. Non vorrei che i nostri cugini d’oltralpe avessero ispirato qualcosa di simile per liberarsi di un concorrente scomodo dopo la crisi pandemica. La Germania è più accorta, dal momento che siamo un Paese fornitore. Non conviene neanche a loro se finiamo al tappeto".

Patrimoniale a parte, come dovrebbe cambiare il nostro sistema fiscale? Il governo Draghi ha già annunciato una riforma, sia pure senza la flat tax...

"La vera riforma sarebbe quella della semplificazione della macchina burocratica e dell’abolizione dell’attuale meccanismo dell’Irpef, puntando finalmente a una forte riduzione delle tasse che gravano sulle imprese e sul lavoro. Ma prima di tutto occorre ridurre e snellire. Ormai perfino i commercialisti faticano a comprendere il nostro sistema. Figuriamoci cosa può fare un piccolo imprenditore. Prima ancora della Flat Tax viene la riforma della pubblica amministrazione".

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