Mercoledì 24 Aprile 2024

Blocco dei licenziamenti e riforma degli ammortizzatori sociali: ecco il piano Orlando

Il nodo più urgente è il vincolo a non licenziare, che scade a fine marzo. I sindacati hanno chiesto a più riprese la proroga complessiva del divieto fino a che incombe la pandemia, i vertici di Confindustria sollecitano una norma transitoria di minore durata e più selettiva

Il ministro del lavoro Andrea Orlando (Ansa)

Il ministro del lavoro Andrea Orlando (Ansa)

Roma, 27 febbraio 2021 - Cassa integrazione universale e, dunque, per tutti i lavoratori, ma con base anche assicurativa, che vuol dire che le imprese comunque dovranno pagarla, almeno in parte. Nuova indennità di disoccupazione, ribattezzata di 'protezione universale', estesa anche ai professionisti e alle partite Iva. Con sussidi anche per i lavoratori a part-time, soprattutto se involontario. Sono questi i pilastri del documento (in 52 pagine di analisi e proposte) sulla riforma degli ammortizzatori sociali messo a punto dalla commissione Barbieri del Ministero del Lavoro e che anche il nuovo Ministro, Andrea Orlando, intende utilizzare come base per il confronto con sindacati e associazioni imprenditoriali convocate oggi al dicastero di Via Veneto. 

Sul tavolo del confronto, però, Orlando si troverà a dover fare i conti con un nodo più urgente da sciogliere: quello relativo al blocco dei licenziamenti in scadenza a fine marzo. I sindacati hanno chiesto a più riprese la proroga complessiva del divieto fino a che incombe la pandemia, i vertici di Confindustria sollecitano una norma transitoria di minore durata e  più selettiva. E’ verosimile che il governo si muova lungo un doppio percorso: una proroga di 60/90 giorni valida per tutti, con una successiva limitazione del vincolo a non licenziare alle sole imprese dei settori più colpiti come il turismo e il commercio. Certo è che il nuovo pacchetto di settimane (circa 26) di cassa integrazione targata Coronavirus dovrebbe seguire la scelta fatta sui licenziamenti per sostenere gli imprenditori impossibilitati a ridurre il personale.

Nel frattempo, però, dovrebbe concludersi anche il confronto governo-sindacati sul nuovo assetto delle reti di protezione e di politiche attive per il mercato del lavoro. Il progetto messo a punto nei mesi scorsi e che il Ministro Orlando utilizzerà come punto di partenza prevede un sistema di ammortizzatori sociali che non escluda nessuno e che sia quanto più possibile legato a una base assicurativa e, dunque, contributiva. 

Si ragionerà sugli ammortizzatori in costanza di rapporto di lavoro (attualmente ci sono la Cig e i fondi di solidarietà per le imprese con oltre cinque dipendenti basati su un meccanismo assicurativo) e su come raggiungere anche i lavoratori delle piccole e piccolissime imprese senza aumentare troppo il costo del lavoro: la prospettiva è quella di lasciare la cassa ordinaria e quella straordinaria, estese anche alle imprese con meno di 5 dipendenti di tutti i settori, ma di eliminare quella in deroga. A finanziare il meccanismo lo Stato, ma anche le imprese con forme di contribuzione differenziate, anche in relazione alla differente prestazione garantita categoria per categoria. 

Sulla Naspi, l'indennità di disoccupazione, i sindacati chiedono di eliminare o ridurre il decalage dell’importo (ora è previsto dal quarto mese) e di aumentare la durata del sussidio per quelli che non hanno molti contributi. Il piano del governo punta su una indennità di 'protezione universale' estesa a tutti, anche a partite Iva, collaboratori, professionisti, lavoratori autonomi. E, anzi, per i neoprofessionisti si propone un 'reddito minimo garantito', un sostegno che scatterebbe se si guadagna meno del reddito di cittadinanza. 

Elemento centrale del riassetto resta quello delle politiche attive da affiancare al sostegno economico erogato nel momento nel quale si perde il lavoro o l'azienda è costretta a ridurre l'attività. A breve dovrebbe arrivare la delibera dell'Anpal per il rilancio dell'assegno di ricollocazione anche se i risultati di questa misura che prevede una dote tra 250 e 5.000 euro da consegnare alla struttura pubblica o privata che è riuscita a collocare il lavoratore, finora sono stati scadenti e dovrà quindi essere ripensata. 

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