Bitcoin, ecco come gli hacker rubano le criptovalute

Report di EY: gli hacker hanno sottratto oltre il 10% della raccolta complessiva delle Initial coin offering (Ico)

Bitcoin (IMAGOECONOMICA)

Bitcoin (IMAGOECONOMICA)

Roma, 24 gennaio 2018 - Nel far west delle criptomonete non è tutto oro quel che luccica. Ogni giorno nuove valute virtuali nascono e altre muoiono. Il Bitcoin ha sorelline minori destinate a crescere ed altre a non uscire dalla culla. In mezzo, sguazzano gli hacker. Il quadro emerge da un report di EY, secondo cui gli hacker hanno sottratto oltre il 10% della raccolta complessiva delle Initial coin offering (Ico). Le risorse rubate nelle 372 operazioni monitorare ammonterebbero a circa 400 milioni di dollari, su una torta da 3,7 miliardi di dollari ottenuti dalle società che hanno scelto questa forma di finanziamento. Grazie alle Ico le startup ottengono capitali in cambio di proprie criptovalute, da scambiare o usare in futuro per utilizzare i servizi della società. Come lavorano gli hacker? La tecnica più utilizzata per rubare le criptomonete è il phishing: i pirati digitali, celandosi dietro identità ritenute affidabili, carpiscono informazioni personali e dati di accesso. L'indagine di EY analizza anche l'andamento del mercato delle Ico.

Bitcoin, ora c'è chi teme l'epic crash

Nelle ultime settimane del 2017, meno del 25% delle offerte hanno raggiunto il proprio obiettivo di raccolta. Un crollo rispetto al 90% di giugno, in piena febbre da criptovalute. In parte, afferma il report, si deve a una minore qualità dei progetti, strutturati in tutta fretta per approfittare della tendenza, e in parte ai problemi emersi dopo le prime Ico. Ma gli affari, per qualcuno vanno a gonfie vele. Coinbase, la piattaforma per l'acquisto e la vendita di criptovalute, ha superato quota 1 miliardo di entrate nel 2017 tanto da decidere di assumere l'ex responsabile del servizio clienti di Twitter per far fronte al boom di richieste.

Si tratta di Tina Bhatnagar, ex vicepresidente Operations e User Services del social network, salita a bordo con l'obiettivo di raddoppiare le dimensioni del team di supporto in modo che tutti i clienti abbiano assistenza telefonice 24 ore su 24 e 7 giorni su 7 entro il secondo trimestre di quest'anno. Coinbase guadagna non sul prezzo di Bitcoin ma sul volume delle transazioni, facendo pagare al compratore e al venditore una commissione variabile tra lo 0,25% e l'1%. Non solo. Il rialzo delle criptovalute ha fatto la gioia anche dei grandi produttori di chip. Tsmc, società di Taiwan e leader mondiale del settore, ha chiuso il quarto trimestre con una crescita del 10,1% rispetto a quello precedente. Il motivo è semplice: per "minare", cioè per creare nuove,servono elaborazioni sempre più complesse, cioè più capacità di calcolo e, quindi, più dispositivi in grado di sostenerla. E vai con i chip.

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