Sabato 20 Aprile 2024

Bitcoin, il padre del Conto Arancio fonda Conio: "Così metto al sicuro le criptovalute"

Intervista al co-fondatore della prima società italiana che ha come missione quella di consetire a tutti di usare le valute virtuali

Christian Miccoli

Christian Miccoli

Bologna, 13 marzo 2018 - Dalle zucche del Conto Arancio ai bitcoin. Christian Miccoli, padre del celebre conto online di Ing ed ex amministratore delegato di Che Banca!, si è lanciato nel mondo delle criptovalute assieme a Vincenzo Di Nicola, l'imprenditore che che nel 2013 vendette la sua start up sui pagamenti GoPago ad Amazon per una cifra mai svelata. La nuova creatura si chiama Conio ed è stata la prima società italiana per consentire a chiunque di usare i famosi bitcoin.

Conio è un’app per smartphone che consente di usare Bitcoin: che differenza c'è rispetto a una piattaforma exchange?

"La nostra missione rendere semplice l’utilizzo delle valute digitali anche per chi non è un tecnico. Il mercato in Italia è ancora ristretto proprio per un problema tecnico e di sicurezza. Ci si iscrive alla piattaforma e si apre un portafoglio virtuale, i pagamenti per comprare bitcoin si possono fare con bonifico o carta di credito. Nella sezione mercato, diamo il prezzo e consentiamo al cliente di acquistare e vendere le criptovalute. Assistenza in app per farsi aiutare se ci sono dubbi/problemi con dietro una persona".

Il Bitcoin è nato per scavalcare ogni intermediazione ma, poi, per usarli servono gli exchange o le piattaforme wallet. E ci sono le commissioni...

"Chi vuole, può fare transazioni con i bitcoin direttamente, basta un server: si  scarica un nodo bitcoin e ce lo si gestisce in autonomia. Volendo, si può tenere tutta la blockchain su cloud, quello di  Amazon costa mediamente 20 dollari al mese. Ma bisogna avere competenze abbastanza elevate e sei tu che ti stai gestendo tutto: se perdi la chiave o ti succede qualcosa, nessuno potrà mai accedere a quei bitcoin".

Un servizio per il quale si è disposti a pagare.

"Il business che si apre per gli intermediari è proprio questo. Per le persone normali,  avere un sevizio che semplifica la vita è qualcosa per il quale sono disposte a pagare. Il valore vero di Bitcoin non è tanto che è economico e non ha intermediari, ma il fatto che è fuori dal controllo degli Stati".

E voi che commissioni applicate?

"In questo momento non abbiamo commissioni, facciamo un’attività di arbitraggio tra gli exchange guadagnando sui margini. Ne metteremo una sotto l’1% per le operazioni con carta di credito".

A proposito di sicurezza, cosa succede se la chiave viene rubata? Che tutele ha il cliente?

"Abbiamo una chiave per dare l'ok alle transazioni divisa in due: una ce l'ha il cliente e un'altra l'abbiamo noi, solo combinandole si  può fare partire l’operazione sulla blockchain e spostare i bitcoin. Abbiamo, poi, una terza chiave tenuta sempre offline che  consente di ricostruire il portafoglio e rigenerare la chiave per il cliente. Con il nostro sistema se ti hackerano il telefono non perdi bitcoin, dovrebbero hackerare telefono e Conio contemporaneamente".

Ci si può registrare in modo anonimo?

"Se il cliente apre il wallet e basta non sappiamo chi è ma, se vuole fare compravendita di criptovalute, dobbiamo identificarlo per legge".

Bitcoin, la guida anti truffe

Come la mettete con il Fisco italiano: si pagano le tasse sulle criptovalute?

"Abbiamo lavorato con l'Agenzia delle Entrate e da questo lavoro è scaturita la risoluzione secondo cui i Bitcoin detenuti dai clienti non sono tassati allo stesso modo il privato che vende e compra bitcoin non è soggetto a tassazione su capital gain. Inoltre, per operare su Conio non servono bonifici da e per l'estero".

Molte realtà italiane vanno all’estero, dove ci sono ecosistemi normativi più vantaggiosi, voi siete rimasti in Italia...

"Cercare di vietare i bitcoin è come tentare di fermare il vento con le mani, ma si finisce solo per togliere di mezzo i business seri, che pagano le tasse, creano lavoro e ricchezza nel Paese. Con il risultato che, semplicemente, se ne vanno in Svizzera come hanno già fatto molti".

Lei è un banchiere startupper. Pensa che le critpvalute rivoluzioneranno il mondo del credito?

"Penso che le banche prima o poi si dovranno muovere. Le criptovalute permettono modelli di business completamente nuovi che con la finanza digitale non sarebbero mai stati possibili. E noi vogliamo dare servizi anche alle banche che vogliono offrire prodotti in bitcoin ai loro clienti. Quello della blockchain è un filone di business che il mondo del credito sta calvalcando ma la vera innovazione è legata alle criptovalute".

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