Bitcoin, "una rivoluzione che non va lasciata agli speculatori"

La parola all'esperto, Alessandro Plateroti

Bitcoin, ancora polemiche sula moneta virtuale

Bitcoin, ancora polemiche sula moneta virtuale

Milano, 11 settembre 2017 - Una rivoluzione epocale, ma anche un rischio sistemico. Alessandro Plateroti, vicedirettore del Sole24Ore, sta scrivendo un libro sul fenomeno bitcoin. E si è fatto un’idea precisa: «La speculazione può decretarne la morte».

Le quotazioni dei bitcoin ricominciano a galoppare. È la prossima bolla finanziaria? «Si parla di bolla quando i prezzi di un asset finanziario vanno oltre la dinamica della domanda e dell’offerta, raggiungendo livelli insostenibili perché non supportati da fattori reali. In questo caso, però, l’offerta è limitata, manca una controparte centrale e l’incontro tra domanda e offerta non è mediato da broker. Il loro prezzo si muove tra esuberanza e negatività, rendendo del tutto inaffidabili le analisi a breve o medio periodo. Una bolla borsistica classica è una cosa diversa». 

Che cosa condiziona il prezzo e la sua diffusione nell’economia reale?  «I margini di crescita del prezzo risiedono in due aspetti: la potenza dei mezzi tecnologici e la possibilità di aumentarne la disponibilità senza emetterne di nuovi. Per aumentarne il volume, e potenzialmente anche il prezzo, si sta cercando di accedere al mercato dei futures, strumenti finanziari che si basano sull’andamento di asset sottostante che, in realtà, non hanno. La Sec americana ha finora respinto tutte le richieste di autorizzazione alla vendita di futures ed Etf (Exchange traded funds) basati sui bitcoin».

Questa criptovaluta sta diventando l’oro 4.0? «I bitcoin stanno diventando anche più preziosi dell’oro, e non hanno neppure bisogno di essere nascosti in cassaforte. La libertà di cui gode chi li usa o li compra è uno dei motivi per cui gli investitori hanno iniziato a considerare questa valuta come una sorta di porto franco, in un mondo geopolitico problematico. Fbi, Europol e persino il Mossad sono convinti che gran parte del boom dei bitcoin sia attribuibile al loro uso crescente per il riciclaggio di denaro, l’evasione fiscale, la vendita di droga e armi sul dark web. Inoltre, sono già da due-tre anni che le bande di hacker specializzate nelle estorsioni internazionali con virus informatici pretendono dalle loro vittime il pagamento di riscatti in bitcoin».

Dunque più attacchi informatici ci sono, più sale il valore dei bitcoin? «Esattamente. A Wall Street hanno inventato una formula chiamata ‘Scenario application’: attraverso il monitoraggio degli attacchi informatici prevedono gli aumenti della domanda e, quindi, del prezzo dei bitcoin».

Un meccanismo perverso impossibile da regolare... «Almeno per ora, è impossibile bloccare o regolare i bitcoin su scala internazionale: arginarlo significa mettere d’accordo tutti i governi del mondo. Al contempo, molti governi esitano ad agire da soli: dietro i bitcoin non ci sono solo i criminali, ma anche tanti giovani che hanno aperto start up focalizzate sulle applicazioni dell’economia digitale. Con regole penalizzanti per l’innovazione si rischia di metterli in fuga».

Questo lato oscuro può decretare la morte dei bitcoin?  «Bisogna fare un tentativo regolatorio in campo finanziario per bloccare la speculazione selvaggia. Non vanno autorizzati futures o altri strumenti speculativi derivati, se non è pienamente identificabile chi li crea, chi li garantisce e chi li utilizza. La speculazione, soprattutto se cavalcata dalla criminalità, può essere la fine dei bitcoin. La questione deve essere affrontata dal G20, perché i rischi sistemici esisteranno presto. Detto ciò, è un’innovazione con la stessa portata del teletrasporto di Star Trek: la nascita di un sistema economico parallelo con transazioni senza frontiere o autorità di controllo».

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