Biometano dalle mucche, la ricetta di Coldiretti contro il caro bollette

Il segreto sarebbe in un grande alambicco che somiglia molto a una pentola a pressione, dove vengono stipati a fermentare non solo gli scarti della digestione delle mucche, ma anche i residui della lavorazione dei cereali

Una mucca, foto generica

Una mucca, foto generica

Sembravano il cuore del problema, tra deiezioni e 'gas di scarico' che fanno degli allevamenti bovini uno dei grandi nodi dell'inquinamento globale. E invece, forse, le mucche sono parte della soluzione. Chiariamoci, è noto da tempo che il biometano sul quale l'Europa sta investendo ingenti risorse si produce anche (non solo) riutilizzando gli scarti della zootecnia, ma l'ultima iniziativa nata in materia nel Piacentino (e benedetta da Coldiretti) sembra avere una marcia in più.

Parliamo, in tempi in cui combattere il caro bollette e ridurre la dipendenza di gas dall'estero è più che mai vitale, del primo carburante green 'dalla mucca alla pompa', che si è preso buona parte della scena durante la giornata conclusiva del XX Forum Internazionale dell'Agricoltura e dell'Alimentazione a Villa Miani a Roma. Già, perché quello realizzato nell'azienda agricola Bosco Gerolo, nell'estremo ovest della terra emiliana, è il primo distributore di biogas per il rifornimento delle automobili realmente 'a km zero'. Capace di sfruttare liquami e letame prodotti dalle vacche che l'azienda già impegna nella produzione di latte e formaggi per dare corpo a un biogas di qualità per l'alimentazione. In quantità buone, già oggi, per fare il pieno a 100 veicoli al giorno.

Come funziona

Il segreto, stando al racconto di Coldiretti, è tutto in un grande alambicco che somiglia molto a una pentola a pressione, nel quale vengono stipati a fermentare non solo gli scarti della digestione delle mucche, ma anche i residui della lavorazione dei cereali per l'alimentazione degli stessi animali. Il gas così ottenuto, poi, viene trasferito in un impianto di upgrading a scopo di purificazione e, infine, stoccato in grandi bombole che alimentano il distributore prospiciente alle stalle. Mentre con lo 'scarto dello scarto' si procede a concimare i terreni circostanti. Per dare nuovo frumento e nuovo mais e ricominciare il giro di giostra. In due parole, economia circolare, con il distributore 'dalla stalla al serbatoio' che, per Coldiretti, “sta riscuotendo un successo clamoroso”. Viste le “decine di automobilisti in fila per fare il pieno 'a km zero', a tariffe peraltro molto più convenienti della media”.

E, parlando di freddi numeri, per l'associazione degli agricoltori “lo sviluppo del biometano agricolo Made in Italy 'dalla stalla alla strada' è un esempio di come sia possibile arrivare a produrre il 6% del fabbisogno di gas nazionale rispetto all'attuale 3%”. Sullo sfondo, tra l'altro, di un Pnrr che ha già visto stanziare 1,9 miliardi di euro per gli impianti biogas e biometano.

Denari, questi, che attendono solo i decreti attuativi per tradursi in reali incentivi. Sempre facendo una botta di conti, poi, sono “oltre 2mila gli impianti a biogas in Italia, di cui l'80% in ambito agricolo, dove sono stati creati 12mila posti di lavoro per investimenti pari a 4,5 miliardi di euro”. Con utilizzi possibili che spaziano in diverse direzioni. Infatti, partendo “dall'utilizzo degli scarti delle coltivazioni e degli allevamenti”, per la Coldiretti “è possibile arrivare alla realizzazione di impianti per la distribuzione del biometano a livello nazionale per alimentare le flotte del trasporto pubblico come autobus, camion e navi oltre alle stesse auto dei cittadini". E generare, così, "un ciclo virtuoso di gestione delle risorse, taglio degli sprechi, riduzione delle emissioni inquinanti, creazione di nuovi posti di lavoro e sviluppo della ricerca scientifica in materia di carburanti green”.

Non solo, perché se si insistesse parallelamente anche sul fotovoltaico, utilizzando i tetti delle stalle, oltre che di cascine, magazzini, fienili, laboratori di trasformazione e strutture agricole, per installare pannelli solari il beneficio sarebbe ancora maggiore. A patto di “superare a livello europeo il limite dell'autoconsumo come barriera agli investimenti agevolati” per andare oltre lo stanziamento da 1,5 miliardi del Pnrr (di cui il 30% è stato utilizzato con il primo bando) vincolato proprio a questo principio.

“Servono ora correttivi per aiutare le imprese a fare questi investimenti e garantire energia al Paese”, è infatti la posizione di Coldiretti, “assicurando anche a chi ha già fatto domanda” i benefici derivanti dalle prossime estensioni delle percentuali di contributo pubblico “dalle attuali soglie del 50% per le regioni del Sud e del 40% per il Nord, portando tutto al 65%”. Anche perché, come rimarca il presidente dell'associazione Ettore Prandini, “è oggi più importante che mai dotare il Paese di una riserva energetica sostenibile attraverso un fotovoltaico 'intelligente', che non consuma suolo fertile, e una rete per il biometano”. E, a questo fine, serve “sbloccare la proroga degli incentivi al biogas e finanziamento degli impianti che hanno presentato domanda al Gestore dei Servizi energetici (Gse) per favorire la transizione ecologica, trasformando gli sprechi in energia”. E serve anche “dire sì al digestato come fertilizzante, per evitare di fare un favore alle multinazionali straniere”.