Biden sospende i dazi che punivano l’Italia

Il provvedimento, esteso ad altri 5 Paesi, varrà sei mesi in attesa di un accordo sulla web tax per i big tech Usa

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Gli Stati Uniti hanno sospeso per sei mesi i dazi nei confronti di sei paesi, compresa l’Italia, per concedere tempo a un eventuale accordo sulla web tax. I dazi sarebbero dovuti scattare nei confronti di Italia, Austria, India, Spagna, Gran Bretagna e Turchia. Le tariffe avrebbero colpito beni italiani per 383 milioni di dollari. In seno al G7 e al G20 sono in corso trattative per l’imposizione di una tassa minima globale per le multinazionali su proposta della stessa amministrazione del presidente Joe Biden.

Il valore totale dei dazi al 25% è pari a oltre 2 miliardi di dollari. "Gli Stati Uniti sono focalizzati sulla ricerca di una soluzione multilaterale per una serie di questioni chiave relative alla tassazione internazionale, comprese le tasse sui servizi digitali", ha detto il rappresentante del commercio degli Stati Uniti Katherine Tai.

La sospensione arriva alla conclusione di un anno di indagini sulle tasse che, secondo Washington, discriminano le grandi aziende tecnologiche statunitensi come Apple, Amazon, Google e Facebook. Ma Tai ha chiarito che ha ancora la possibilità di imporre dazi punitivi sulle merci dei paesi che hanno adottato la web tax. L’amministrazione Biden sta spingendo per una tassa minima globale del 15% che mira a risolvere la questione delle società che nascondono i profitti nelle nazioni a bassa tassazione.

"Gli Stati Uniti sono impegnati a raggiungere un accordo sulle questioni fiscali internazionali in seno all’Ocse e al G20", ha detto Tai. "La sospensione dà il tempo necessario a questi negoziati per continuare a fare progressi, pur mantenendo l’opzione di imporre tariffe in futuro".

La Commissione europea "accoglie con favore" la sospensione. "Ci auguriamo - ha detto il portavoce - che si apra lo spazio necessario per risolvere questo problema in modo costruttivo piuttosto che attraverso misure unilaterali". "Vorremmo sottolineare - spiega il portavoce - che l’unico modo per giudicare una presunta discriminazione tra partner commerciali è attraverso la risoluzione delle controversie del Wto".

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